Omicidio Bruzzese, ammazzato per le “cantate” del fratello: presi i presunti assassini

Reggio Calabria Cronaca

Un’indagine nata successivamente all’omicidio, a Pesaro, di Marcello Bruzzese (QUI), fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo, anch’egli tra l’altro caduto vittima - a metà degli anni ‘90 - di un agguato di ‘ndrangheta, a Rizziconi, nel reggino, da cui però riuscì a salvarsi. Caddero invece il padre ed il cognato.

Girolamo era stato organico alla cosca Crea, dalla quale si era dissociato nel 2003 dopo aver attentato alla vita del boss Teodoro Crea, nell’ottobre dello stesso anno.

Marcello, all’epoca 50enne, fu ammazzato alle 18.30 del santo giorno di Natale del 2018 con diversi colpi di calibro 9 esplosi davanti alla sua casa, nel centro storico del capoluogo marchigiano (QUI).

Viveva lì, in località protetta, e nessuno avrebbe dovuto saperlo. Un segreto che tale non sarebbe stato per la cosca rosarnese, che - almeno secondo la ricostruzione investigativa - poté contare invece su killerdi fiducia” e “devoti”, che potessero vendicare la loro rabbia contro quel collaboratore che con le sue “cantate” avrebbe portato addirittura a ribaltare una sentenza, in Appello, nel dicembre del 2020, facendo condannare capi e affiliati.

Uno "sgarro" che doveva essere punito, anche a distanza di anni: prova ne sarebbe - affermano sempre gli inquirenti - che elementi di vertice del clan si sarebbero difatti lasciati andare ad affermazioni allarmanti, annotate dagli investigatori, come l’intenzione, addirittura, di “sparare a destra e a manca” per ottenere “giustizia”, la loro!

Stamani la svolta nelle indagini, partite dopo il fatto di sangue di tre anni fa, e che ha portato al fermo dei presunti mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio.

Si tratta di quattro persone, oggi accusate dalle procure antimafia di Ancona e Reggio Calabria di associazione mafiosa, omicidio, porto e detenzione illegale di armi.

LA PROGETTAZIONE DEL DELITTO

Gli investigatori, dunque, hanno identificato tre soggetti - V.R., T.M. e C.F. - ritenendoli gli organizzatori ed esecutori del delitto.

Sono state anche ricostruite le varie fasi in cui l’assassinio è stato portato a compimento ed è così che si è arrivati a scoprire come nei periodi immediatamente precedenti all’omicidio, gli indiziati abbiano condotto dei minuziosi e ripetuti sopralluoghi.

Il tutto - che aveva lo scopo, evidentemente, di studiare le abitudini della vittima - fu messo in atto utilizzando dei documenti falsi e una serie di accorgimenti necessari per impedire di essere identificati.

Gli indagati, inoltre, avrebbero esteso i sopralluoghi ed il monitoraggio anche ai fratelli di Marcello, che vivono in altre località protette.

A questo scopo, gli interessati avrebbero anche tentato di contattare la famiglia dei Bruzzese sul web, attraverso degli account fittizi.

La Distrettuale reggina, inoltre, uno dei tre fermati, T.M., lo colloca specificatamente “nel contesto mafioso calabrese”, tant’è che è stato raggiunto anche dal provvedimento precautelare poiché ritenuto appartenere alla ‘ndrangheta.

Per gli inquirenti sarebbe l’uomo di fiducia di Domenico Crea, 39enne considerato esponente di vertice dell’omonima cosca.

La misura restrittiva ha riguardato anche L.V., anch’egli indagato come presunto partecipe dei Crea, e che nel corso del tempo avrebbe intrattenuto delle strette relazioni con il boss Teodoro (cl. 39).

A DISPOSIZIONE DEL CLAN

Nel quadro descritto, emergerebbe che T.M. e L.V. - definiti come “soggetti a disposizione degli interessi del sodalizio” - stessero pianificando, col coinvolgimento di C.F., più attentati per conto di Domenico Crea, anche come ritorsione per la sentenza di condanna emessa il 12 dicembre del 2020 dalla Corte di appello di Reggio Calabria a carico di Teodoro Crea, Giuseppe Crea (cl 78) e Antonio Crea (cl 63).

Il vasto compendio probatorio raccolto dalle attività condotte dal Ros dei Carabinieri, ha portato a circoscrivere il presunto movente dell’omicidio, appunto, nella vendetta trasversale della cosa, per la decisione di Girolamo Biagio Bruzzese, nel 2003, di collaborare con la giustizia.

Un’ipotesi che nasce anche dal fatto che “non è stata individuata alcuna causale alternativa riconducibile a rapporti personali tra gli esecutori dell’omicidio e la vittima e che le propalazioni del collaboratore di giustizia …non hanno riguardato gli indiziati”, affermano gli investigatori,

All’omicidio del fratello Marcello andrebbe quindi attribuita una valenza strategica, “in quanto necessario a rimarcare la perpetuazione dell’operatività della cosca Crea e della sua capacità di intimidazione, nonché a scoraggiare, nell’ambito della consorteria, ulteriori defezioni collaborative”.

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L’OPERAZIONE è stata condotta dai Carabinieri del Ros, con il supporto dei Comandi Provinciali di Ancona, Reggio Calabria, Catanzaro, Brescia, Napoli, Torino, Pesaro, Vibo Valentia e del Gruppo Intervento Speciale (GIS).

I due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto sono stati emessi dalle Procure Distrettuali di Ancona e di Reggio Calabria. Le complesse attività investigative sono state coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

La Procura Distrettuale di Brescia, nello stesso contesto investigativo, ha emesso altri provvedimenti precautelari (QUI).