Operazione Raccordo: parroco indagato per false dichiarazioni

Reggio Calabria Cronaca

A carico dei due fermati dell'operazione "Raccordo" della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e dei carabinieri viene ipotizzato il reato di associazione mafiosa. Santo Crucitti e Mario Salvatore Chilà - si legge del provvedimento di fermo del Pm - con altre persone ancora da individuare, " avvalendosi della forza di intimidazione che scaturisce dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà" avrebbero conseguito alcuni importanti vantaggi. In particolare "patrimoniali dalle attività economiche che si svolgevano sul territorio, o attraverso la partecipazione alle stesse, ovvero con la riscossione di somme di danaro a titolo di compendio estorsivo". I fatti addebitati soprattutto a Santo Crucitti - indicato capo della locale di 'ndrangheta "Pietrastorta - Condera, partono dal 2005, considerato che per l'attività precedente, il presunto boss, nel febbraio dello scorso anno, era stato condannato in primo grado a sei anni di carcere sempre per reati associativi. Ad incastrarlo nuovamente sono state le recenti dichiarazioni di pentiti Lo Giudice e Moio e, ovviamente, l'attività' investigativa dei carabinieri del comando provinciale. Tra i gravi indizi che hanno portato al provvedimento di fermo - come si legge negli atti della Procura - figurano quelli relativi all'acquisizione, "direttamente o indirettamente, della gestione e del controllo di attività economiche nei più svariati settori"; l 'affermazione del "controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi tra organizzazioni analoghe". Altro scopo e' quello di mettere in atto "delitti contro il patrimonio, contro la vita e l'incolumità' individuale e in materia di armi e, comunque, infine, di procurarsi ingiuste utilità". Mario Salvatore Chila' viene indicato uomo di fiducia di Crucitti. Durante l'esecuzione dei provvedimenti di fermo sono state eseguite anche della perquisizioni domiciliari con l'acquisizione di materiale ritenuto interessante: titoli protestati, assegni comprovanti la gestione diretta nel settore dell'edilizia e dell'intermediazione. Alcuni di questi atti comproverebbero che Crucitti interveniva in aiuto di imprenditori in difficoltà, i quali, poi, non potendo onorare il debito, correvano il rischio di perdere l'attività. Nell'ambito dell'indagine che ha portato all'arresto di Santo Crucitti e Salvatore Chilà risulta indagato anche don Nuccio Cannizzaro, parroco del rione Condera. Il sacerdote, che è anche cerimoniere della Diocesi di Reggio, avrebbe reso false dichiarazioni al difensore nel contesto del processo con il rito abbreviato a carico di Crucitti, conclusosi nel febbraio dello scorso anno con la condanna del presunto boss a sei anni di reclusione in quanto considerato capo del locale di 'ndrangheta del quartiere Condera. Sulla vicenda, il procuratore e capo della DDA reggina, Giuseppe Pignatone, a margine di una conferenza stampa, ha affermato che "nell'ambito del processo che e' stato concluso con il rito abbreviato poco più di un anno fa, il giudice ha affermato in modo netto che le dichiarazioni rese da don Nuccio Cannizzaro ai difensori e prodotte in quel processo erano inattendibili. La Procura, quindi, sta procedendo per il reato specifico di falsa informazione nella fase delle indagini difensive: sarà interrogato nei prossimi giorni, ove voglia essere interrogato naturalmente. In merito alla posizione di Santo Crucitti, lo stesso e' stato condannato appena un anno fa a sei anni di reclusione con la sentenza di cui si faceva riferimento quale capo del 'locale' di Pietrastorta Condera. Questa nuova indagine, che si fonda su dichiarazioni di collaboratori e su autonome investigazioni ed intercettazioni dei carabinieri, ha accertato che Crucitti ha continuato in questa sua attività, anche dopo la sentenza, quindi a partire dal 2005 fino ad oggi. Ha anche mantenuto - ha concluso Pignatone - una significativa attività economico-finanziaria; ha fatto minacce e ricorso di minacce alla violenza e da questo nasce il provvedimento di fermo. Ricordo che in questo contesto, non come responsabilità diretta, in quel territorio si sono verificati una serie di episodi di violenza e di attentati ai danni di Tiberio Bentivoglio che e' stato anche vittima di un tentato omicidio pochi mesi fa".