Le scommesse online facevano gola alla ‘ndrangheta, confiscati beni a imprenditore romano
Ammonta a circa un milione e ottocentomila euro il valore dei beni che stamani sono stati confiscati a Paolo Sipone, imprenditore romano del settore dei giochi e delle scommesse on-line operativo a Reggio Calabria.
La figura dell’uomo era emersa nel corso dell’operazione “Galassia” (QUI), che mise in luce quello che gli stessi investigatori definirono come “un sofisticato ed altamente remunerativo sistema criminale” per la raccolta illecita di scommesse on-line attraverso degli importanti bookmakers esteri (QUI).
L’ipotesi era che proprio questi ultimi, con sedi in Austria e a Malta, fossero in rapporti di interdipendenza con la ‘ndrangheta: in pratica, l’organizzazione criminale avrebbe offerto una sorta di “protezione ambientale” all’impresa, consentendole di espandersi sul territorio con punti di distribuzione e garantendo, con l’intimidazione, il recupero dei crediti di gioco.
Dall’altro lato la ‘ndrangheta avrebbe ottenuto una contropartita in denaro, infiltrandosi nelle imprese, godendo di un canale privilegiato per la ripulitura del denaro sporco, lucrando sugli utili e inserendo propri esponenti nella rete commerciale territoriale.
In questo contesto era emersa la figura dell’imprenditore considerato dagli inquirenti come uno degli ideatori del presunto sistema illecito, e nei confronti del quale è stata avanzata una richiesta di rinvio a giudizio, tra gli altri, per il reato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso.
Ciò premesso, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha delegato al Gico, il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, e allo Scico della Guardia di Finanza, di svolgere un’apposita indagine economico-patrimoniale.
Indagine che, anche sulla base di pregresse investigazioni, ha portato i militari a ricostruire le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’imprenditore in vent’anni, ovvero dal 2000 al 2020, e facendo ritenere che questo patrimonio, direttamente ed indirettamente nella sua disponibilità, abbia un valore sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale.
Di conseguenza, a giugno del 2021, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino ne aveva già disposto il sequestro (QUI), che aveva interessato i beni oggi confiscati, ovvero: l’intero compendio aziendale di due società del settore dei servizi connessi alle tecnologie informatiche; le quote di partecipazione al capitale di una società che si occupa della gestione di profumerie e della commercializzazione dei relativi prodotti; sette immobili e disponibilità finanziarie.
La confisca è stata eseguita dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria insieme ai colleghi dello Scico, con il coordinamento della Dda locale diretta da Giovanni Bombardieri.