Processo Miramare, Marcianò assolta con formula più ampia
Assolta con la formula ampia dalle accuse di abuso d’ufficio (“per non aver commesso il fatto”) e di falso (“perché il fatto non sussiste”), la consigliera comunale Angela Marcianò, alla sbarra nel processo nato dall’inchiesta “Miramare” (QUI) in cui era imputata in qualità di ex assessore del Comune di Reggio Calabria.
Questa la decisione della Corte d’Appello del capoluogo dello Stretto, al termine del procedimento con rito abbreviato, e che ha praticamene ribaltato la sentenza di primo grado emessa nel luglio 2019, quando fu invece condannata a un anno di reclusione, con pena sospesa (QUI).
L’inchiesta, come è noto, riguarda delle presunte irregolarità nelle procedure di affidamento ad un’associazione, che sarebbero avvenute senza bando, del Grand Hotel Miramare.
Una delibera di giunta concesse infatti l’immobile all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all'imprenditore Paolo Zagarella. Secondo la tesi dell’accusa vi sarebbero stati dei rapporti tra il sindaco Giuseppe Falcomatà e quest’ultimo che, in occasione delle elezioni comunali tenutesi nel 2014, aveva concesso al primo cittadino, gratuitamente, alcuni locali di sua proprietà per ospitarvi la segreteria politica.
Irregolarità che erano state segnalate anche da Marcianò, all’epoca, appunto, assessore comunale e che consegnò ai pm anche una serie di conversazioni in chat che avevano poi riscontrato la sua denuncia.
Nonostante ciò Marcianò finì lo stesso a processo al termine del quale il giudice Olga Tarzia ha però accolto la tesi dei suoi avvocati Renato Milasi e Diego Foti e l'ha assolta.