“La detenzione femminile, problematiche e prospettive”: la Fidapa di Catanzaro smuove le coscienze
Un tema delicato, complicato, che scuote le coscienze di ognuno di noi quanto mai del tutto sviscerato, quello della detenzione femminile. Un argomento trattato dalla FIDAPA di Catanzaro, mercoledì scorso, 1 marzo, nella Sala Concerti di Palazzo de Nobili, alla presenza di relatori illustri (QUI).
L’emozione della presidente Laura Gualtieri, nel prendere parola e fare gli onori di casa, non lascia spazio ad altre interpretazioni, se non all’estrema sensibilità della FIDAPA verso un argomento così intimo, ignoto ai più, che tocca il cuore di tutti, in particolare di chi è donna, madre.
“La FIDAPA non si occupa solo di parità di genere ma anche di problematiche che riguardano la comunità in cui essa opera – puntualizza l’avvocato Gualtieri nell’inaugurare un pomeriggio che ha visto una sala concerti gremita -. Il problema delle carceri, oltre ad essere importante, per certi versi è anche scomodo, ancor più se ci immettiamo nel tema specifico della detenzione femminile, un mondo del tutto inesplorato. Chiunque commetta un reato deve necessariamente scontare la pena, ma è altrettanto vero che una donna che abbia commesso un reato possa essere una brava madre”, osserva la presidente Gualtieri, visibilmente commossa.
“Il nostro intento è smuovere le coscienze – conclude - per contribuire a quel cambiamento sociale e culturale che auspichiamo”. E non può essere altrimenti, perché da sempre la sezione catanzarese della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari promuove un’opera di intervento nel tessuto culturale del territorio, che transita mediante eventi del genere.
Immancabile il saluto del Sindaco Nicola Fiorita, il quale, nel rievocare il suo percorso da docente anche nelle carceri, lancia un messaggio perentorio: “Credo che qualunque persona, dovunque sia – su un barcone, in strada o in una cella – abbia il diritto di essere salvato”.
L’avvocato Vincenzo Agosto, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro, inaugurando il giro degli interventi, da par suo auspica che l’attenzione verso questa tematica resti accesa: “Il carcere toglie la propria identità di donna, portando a uniformarsi in orari e spazi comuni. Ecco, su questo aspetto dobbiamo soffermarci a riflettere, immedesimandoci in coloro che vivono questa condizione dovuta a degli errori e per la donna è ancor più dura – ammette il presidente Agosto -. Mi auguro che si possa discutere sempre più di questioni che appaiono secondarie, ma dovrebbero essere urgenti, per capire le difficoltà degli ultimi, che magari non consideriamo presenti nella nostra quotidianità e ma hanno bisogno del nostro aiuto”.
Di prevenzione socio-economica parla l’avvocato Valerio Murgano, presidente Camera Penale “A. Cantafora” di Catanzaro: “Secondo studi recenti, i reati commessi dalle donne sono correlati al patrimonio o agli stupefacenti. Occorre una prevenzione intesa come sostegno alla famiglia, specie per le madri – sottolinea il presidente Murgano -. Il sostegno socio-economico alle famiglia limita al massimo la possibilità che una donna commetta reati. È necessario che la carcerazione sia davvero l’extrema ratio”.
Le problematiche connesse alla detenzione femminile convergono di conseguenza sul mondo del volontariato: ecco l’impegno della Fondazione “Città Solidale” onlus. “Siamo impegnati sensibilmente in questo ambito, perché Città Solidale accoglie nelle sue strutture molte donne, in prevalenza immigrate, vittime di tratta o violenza, sottratte alla strada, alla povertà – dice il presidente, Padre Piero Puglisi -. Da tempo progettiamo strutture alternative al carcere, perché non è luogo in cui una donna possa vivere un percorso di rieducazione e rinascita. Abbiamo il dovere di salvare l’ambiente nel quale far crescere un bambino, che non può stare in una stanza angusta, dietro le sbarre. Fondazione Città Solidale intende realizzare delle strutture nel territorio, affinché i bimbi e le loro madri possano crescere in luoghi sereni, familiari, virtuosi”.
A moderare il dibattito, quindi, l’avvocato Francesco Iacopino, segretario della Camera Penale “A. Cantafora”, che si è soffermato sul problema della genitorialità tra le mura carcerarie, sull’evoluzione normativa e sulle difficoltà applicative, oltre al problema del lavoro che induce ad infrangere la legge: “Riflettere sulla condizione femminile detentiva è ancor più meritorio – afferma l’avvocato Iacopino -. Si tratta di donne caratterizzate da un’estrema marginalità sociale, spesso extracomunitarie, prive di mezzi di sostentamento, e ciò impone riflessione sul modello di società che oggi permette che i più deboli non abbiano alcuna speranza o finestra se non quella affacciata sulla realtà penitenziaria”.
La dottoressa Laura Antonini, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, pone l’accento sul riflesso sociale che questa problematica assume: “Sebbene il dato delle donne detenute in Italia sia molto basso, le ricadute sono pesanti, specie per le donne che hanno un ruolo aggregante in famiglia, generando fratture ancor più profonde – analizza la presidente Antonini -. Vi sarebbero norme per tutelare il rapporto madre-figlio all’intern dell’istituzione carceraria, ma non si applicano a dovere. Purtroppo si tende a parlare di meno rispetto alle problematiche inerenti alla detenzione degli uomini”.
Eloquenti, poi, le parole dell’onorevole Rita Bernardini, presidente associazione “Nessuno Tocchi Caino”: “In Italia le donne detenute sono poco più di duemila rispetto ad una popolazione di cinquantaseimila detenuti – osserva -. Il problema è che vivono in istituti penitenziari concepiti al maschile, afflitte dalle conseguenze psichiatriche figlie di marginalità sociale o povertà e ad oggi, in Calabria, sono sessantatre le donne carcerate. Innanzitutto servirebbe fare in modo che non vi siano più bimbi detenuti. Questo Paese non è riuscito a intervenire su un problema che potrebbe essere risolto facilmente con case-famiglia dove il bimbo non veda un agente di polizia penitenziaria che apra o chiuda la cella”.
Su questa falsariga, l’intervento dell’avvocato Orlando Sapia, Responsabile Osservatorio Carcere – Camera Penale “A. Cantafora”: “Questo dibattito entra nel cono d’ombra dell’esecuzione penale, relativa alla presenza delle donne nella realtà carceraria, portatrici di esigenze diverse dall’universo maschile, in quanto madri, spesso. Sarebbe opportuno che lo Stato impegnasse maggiori risorse in una capillare presenza delle cosiddette case-famiglie protette”.
Conclusioni affidate al professor Domenico Bilotti, docente di Diritto Ecclesiastico nell’Università Magna Graecia di Catanzaro: “Nel prisma della detenzione femminile avvengono cose che ci riguardano ogni giorno. La FIDAPA oggi ha applicato lodevolmente l’articolo 2 della Costituzione, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili entro i quali si svolge la personalità umana – dice il professor Bilotti, congratulandosi con Laura Gualtieri -. Grazie alla freschezza dell’emozione della presidente Gualtieri, si è affrontato il dibattito parlando di donne detenute non come fossero ‘criminali’, ma in quanto donne con diritti, seppur colpevoli”.
A suggellare l’evento, il saluto finale dell’Assessore alla cultura, pubblica istruzione e pari opportunità Donatella Monteverdi, a dimostrazione della vicinanza dell’amministrazione comunale verso il tema.
Un tema che segna un ulteriore passo in avanti nell’opera di divulgazione culturale e formazione della FIDAPA di Catanzaro.