Tragedia di Steccato: in 300 alla veglia, 35 peluche ricordano ogni giovane vittima
“Una tragedia vera che poteva essere evitata”: non ha dubbi Vincenzo Luciano, uno dei pescatori che il 26 febbraio del 2023 (QUI) erano sulla spiaggia di Steccato di Cutro nella maledetta notte in cui 94 anime si spensero nelle acque di uno dei luoghi più belli della costa ionica.
Vincenzo era solito andare su quella spiaggia intorno alle 4 del mattino, quel giorno ci andò alle 6. Troppo tardi per poter dare una mano alle vittime; un “ritardo” di cui “io per primo mi do la colpa”, dice sentendosi addirittura responsabile per non esser riuscito a salvare nessuno.
“Appena sono arrivato ho tirato fuori dall'acqua quattro o cinque bambini ma dopo, nell’arco della giornata, ne ho recuperati una quindicina. Vorrei tanto poter dimenticare, ma ancora non ci riesco”, confessa ancora.
Luciano è uno delle circa trecento persone che stanotte alle 4 è stato puntuale nel presenziare alla veglia organizzata sulla spiaggia di Steccato dalla Rete 26 Febbraio, organizzazione che unisce a se circa quattrocento associazioni.
Le 4 non sono evidentemente un orario scelto a caso ma è quello in cui il caicco Summer Love andò a schiantarsi contro la secca, a pochi metri dalla riva, provocando poi la morte dei migranti tra cui, lo ricordiamo, anche 35 minorenni.
Tra la folla silenziosa che si è radunata nel buio della scorsa notte, anche alcuni dei superstiti e alcuni dei familiari delle vittime. Davanti a loro trentacinque peluche stesi in cerchio sulla sabbia a circondare una maglietta bianca con impresso quel Kr46M0, che abbiamo ormai tragicamente imparato a conoscere, ovvero la sigla identificativa di uno dei bimbi, di pochi mesi di vita, deceduto anch’egli nel naufragio.
Scene di commozione durante la cerimonia, e lacrime scese sui volti dei presenti, soprattutto dei familiari. Lacrime miste alla pioggia e, anche, alla salsedine di quel mare che (per coincidenza?) era particolarmente agitato anche stanotte, come in quel 26 febbraio dell’anno scorso.
Come quelle di Samir, giovane afgano di 18 anni, rimasto miracolosamente vivo nel naufragio. Non ha dubbi nel sostenere che oggi ha abbia rivissuto le stesse emozioni di quel giorno, così come nell’affermare senza tentennamenti che allora i soccorsi “sono arrivati tardi”, troppo tardi, purtroppo.
Durante la commemorazione silenziosa lo zio di un’altra giovane vittima ha recitato alcuni versetti del Corano dopodiché si è pregato in direzione della Mecca. Terminata la veglia due superstiti e due dei pescatori che arrivarono per primi sul posto hanno lanciato in mare una corona di fiori.