Scioglimento Tropea, il sindaco non ci sta: “figlio di una legge medievale, danno per immagine Calabria”
“Dovrei e dovremo leggere bene cosa sta alla base di questo gravissimo provvedimento che è figlio di una legge medievale che attenta alla democrazia ed ai diritti fondamentali dell’individuo”.
Non ci sta il sindaco Giovanni Macrì alla decisione del Consiglio di Ministri di sciogliere il Consiglio Comunale di Tropea per presunte infiltrazioni mafiose (QUI).
Una decisione a cui il primo cittadino della perla turistica della Calabria sostiene fosse preparato, non nascondendo però che fino alla fine avesse sperato anche “in un senso di responsabilità e di oggettività di chi doveva valutare tutto”.
“Dovremo aspettare le motivazioni, altrimenti è difficile fare ogni ragionamento”, evidenzia ancora, sottolineando però che tutto si sia consumato “ai danni della comunità ed ai miei danni”.
Secondo Macrì, difatti, la scelta del Cdm, rappresenterebbe “un'offesa al lavoro svolto in questi 6 anni di governo che ha portato risultati importanti ed innegabili a Tropea, alla Calabria ed all’Italia. Abbiamo fatto un lavoro incredibile e spiace dover prendere atto oggi che tutto sia stato tutto gettato alle ortiche”.
Poi rincara, sostenendo che la cittadina sia stato un presidio di legalità: “Sono certo - afferma - della bontà intrapresa dall’Amministrazione Comunale in questi anni, della correttezza di tutti gli atti posti in essere, sia nel senso della legittimità che della totale impermeabilità a qualsiasi forma di criminalità organizzata”
“Se, ad esempio, quanti ne hanno competenza verificassero in queste ore sui social profili e situazioni diverse che si stanno evolvendo, - rincara Macrì - si accorgerebbero che la maggior parte delle felicitazioni per lo scioglimento del consiglio comunale provengono da soggetti non dico criminali, ma moralmente discutibili, soggetti tenuti lontano dalla cosa pubblica in questi anni”.
Nella lunga difesa del proprio operato e di quello della sua amministrazione, poi, il sindaco rileva “di essere a conoscenza di tutti gli atti possi in essere” assumendosene la totale responsabilità.
“La regione intera - prosegue il primo cittadino - aveva rialzato la testa anche grazie all’azione di Tropea. Sulla regione lo stesso Governo nazionale aveva ed ha destinato risorse importanti, per aiutarla in questo sforzo e percorso di rilancio. Oggi spiace dover prendere atto del fatto che quanto sta accadendo al gioiello Tropea offusca e scaricherà immagine negativa e sarà di ostacolo rispetto a tutto quanto il Presidente Occhiuto aveva messo in campo ed in atto”.
“Spiace - continua Macrì - che non ci si sia resi conto di questo, sottolineando e ribadendo sempre che nel momento in cui si dovesse accertare che l’operato dell’Amministrazione Comunale risulta connotato dal malaffare o addirittura da interferenze con la criminalità organizzata, bisogna intervenire”
“Il problema come ho sempre denunciato è che siamo di fronte ad una legge che non è una legge, ma un refuso medievale, pur essendo stato scritto in era contemporanea; una norma che andrebbe rivista in modo radicale, perché basata sul pettegolezzo e sulle congetture, con teoremi che fanno diventare, la persona più ligia al dovere di questo mondo, un terrorista da combattere in tutti i modi” ha poi concluso il Sindaco.