La ‘ndrangheta sul Lago di Garda, otto aziende in amministrazione giudiziaria
Otto aziende con sedi nelle province di Brescia e Mantova e che operano nei settori agricolo, ippico, estrattivo, ma soprattutto turistico e della ristorazione, sono state sottoposte all’amministrazione giudiziaria prevista dal Codice Antimafia.
Si tratta un intero compendio societario, con un volume d’affari che supera, nel complesso, i quindici milioni di euro e che è ritenuto riferibile ad un imprenditore di origine veronese, sottoposto agli arresti domiciliari nel mantovano, dove è residente dal giugno dell’anno scorso, ed operante soprattutto tramite un rinomato complesso ricettivo situato in una nota località turistica.
La Dia di Brescia, nell’ambito delle attività di monitoraggio condotte sulle presenze criminali radicate sul territorio e nel contesto dell’analisi delle dinamiche societario-finanziarie che alle stesse possono essere riconducili, ha sviluppato quanto emerso nel corso dell’indagine Operazione Glicine-Acheronte (QUI), una inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro.
Da qui ha proposto ed ottenuto dal Tribunale della Leonessa l’applicazione della misura preventiva. Gli approfondimenti condotti dalla Divisione investigativa antimafia, anche esaminando i flussi di segnalazioni per operazioni sospette di riciclaggio, gestiti dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, fanno sospettare l’esistenza di radicati rapporti e cointeressenze finanziarie, anche estere, con esponenti di una famiglia ‘ndranghetista che, in varie circostanze, avrebbero dimostrato la propensione ad investire nei territori limitrofi al Lago di Garda.
Gli investigatori avrebbero quindi “tratteggiato” una proficua ricaduta economica che una tale tipologia di contatti - non connotati da profili di occasionalità - abbiano avuto sulla gestione di un’ampia parte dell’articolata sfera societaria facente capo all’imprenditore coinvolto.
Pertanto le società sono state affidate per almeno un anno ad un collegio composto da tre amministratori che, progressivamente, stanno subentrando nelle attività.
L’applicazione di quanto previsti dal Codice Antimafia, fanno sapere dalla Dia, determina l’immediata inefficacia di tutte le misure interdittive di natura prefettizia e comunale che, nel tempo, erano state irrogate nei confronti delle stesse aziende.