L’uomo neolitico in Calabria, il Gak “esplora” la tomba di Contrada Carìa
La tomba neolitica della contrada Carìa del comune di Girifalco, di cui si conservano un cranio e il corredo di vasi nella sezione preistorica e protostorica del Museo Nazionale di Crotone, fu scavata nel 1889 dal Marchese Armando Lucifero, sulla scorta del rinvenimento di altri reperti a lui donati, recuperati da uno scavo incontrollato compiuto e nello stesso luogo, all’interno, com’è riportato, di una tomba similmente strutturata.
Siamo dunque non in presenza di un rinvenimento isolato, ma probabilmente di un piccolo sepolcreto in cui le sepolture sono protette da lastroni di calcare che formano una sorta di cassa litica intorno alle deposizioni.
Sarà questo importante ritrovamento al centro della prossima lezione del corso di archeologia organizzato dal Gak, il Gruppo Archeologico Krotoniate, in programma per giovedì prossimo, 20 marzo (dalle 18 alle 19:30), al Museo Pitagora, nel Parco Pignera del capoluogo pitagorico.
Tornano alla tomba, la tipologia dei reperti a corredo dei sepolti colloca il sepolcreto nell’ambito del Neolitico Recente (circa seconda metà del V-inizi del IV millennio a.C.) rappresentato in quest’area dalla cultura detta di Diana-Bellavista, dai due siti eponimi corrispondenti alla contrada Diana di Lipari, nelle Isole Eolie, e alla Masseria Bellavista, una località nei dintorni della città di Taranto.
Questa cultura rappresenta una fase caratterizzante, molto più di prima, una piena uniformità culturale che coinvolge l’Italia meridionale la Sicilia. In questo quadro i rinvenimenti di Girifalco hanno costituito a lungo una pietra miliare della testimonianza dell’uomo neolitico in terra di Calabria ed oltre, rappresentando ancora oggi un raro esempio della cultura del morire di quel tempo.