Clan Crotonesi. In appello assoluzioni e sconti pena
Si e' concluso con sette condanne ribaltate in altrettante assoluzioni, e quattro sconti di pena per i restanti imputati, il processo d'appello a carico di presunti affiliati ai clan di 'ndrangheta del Crotonese coinvolti nell'operazione antimafia denominata "Ghibli". Si tratta, in particolare, di undici delle quindici persone che hanno scelto il giudizio abbreviato conclusosi, il 31 luglio 2010, con quattro assoluzioni totali e le undici condanne, appunto, che le difese hanno poi impugnato. La Corte d'assise d'appello di Catanzaro, oggi, ha assolto: il presunto boss Nicola Arena, già condannato a 18 anni di reclusione, ed accusato anche dell'omicidio di Pasquale Nicoscia, avvenuto l'11 dicembre 2004 ad Isola Capo Rizzuto; Pasquale Arena (6 anni in primo grado); Nicola Lentini (6 anni in primo grado); Francesco Gentile (10 anni in primo grado); Maurizio Greco (6 anni in primo grado); Giuseppe Lequoque (6 anni in primo grado); Antonio Morelli (6 anni in primo grado). I giudici hanno infine ridotto le pene gia' inflitte a Giuseppe Arena, da 10 ad 8 anni; Tommaso Gentile da 6 a 4 anni; Paolo Lentini da 10 a 8 anni; Luigi Morelli da 6 a 4 anni. Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Massimo Lia, aveva invece chiesto di confermare le undici condanne emesse in primo grado. Al processo hanno preso parte anche diversi enti pubblici, costituiti parte civile, cui il giudice dell'udienza preliminare che celebro' gli abbreviati aveva gia' riconosciuto corposi risarcimenti: 250.000 euro alla Regione Calabria, 200.000 euro alla Provincia di Crotone; 150.000 euro al Comune di Isola Capo Rizzuto. L'operazione "Ghibli" scatto' la notte del 20 aprile 2009 tra la Calabria e l'Emilia Romagna per l'esecuzione di 20 ordini di custodia cautelare in carcere e numerosi sequestri per un valore di 30 milioni di euro, al culmine dell'inchiesta diretta a ricostruire la sanguinosa guerra fra gli Arena ed i Nicoscia. L'ottobre seguente l'inchiesta si concluse con un avviso di conclusione delle indagini emesso a carico di 38 persone dall'allora sostituto procuratore antimafia Sandro Dolce, che ha coordinato le investigazioni condotte dal Ros dei carabinieri. L'inchiesta ha consentito di contestare complessivamente l'associazione mafiosa e numerosi reati connessi - soprattutto in tema di armi, nonche' di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni -, tra i quali l'omicidio di Pasquale Nicoscia, che sarebbe stato la risposta al precedente assassinio di Carmine Arena, a sua volta ucciso in un attentato portato a termine con l'uso di un bazooka, a seguito del quale rimase gravemente ferito anche Giuseppe Arena, nipote del primo; ed il tentato omicidio di Domenico Bevilacqua, piu' noto come "Toro seduto" e considerato uno dei capi della criminalita' zingara catanzarese, uscito miracolosamente vivo da un agguato che avvenne a Catanzaro Lido il 4 aprile del 2005, secondo gli investigatori come "punizione" per i tentativi di Toro seduto di rendersi autonomo rispetto alla cosca catanzarese, storicamente sottoposta agli "Arena".