‘Ndrangheta: operazione “Ghibli”, 11 condanne e 4 assoluzioni

Catanzaro Cronaca

Si sono conclusi con undici condanne e quattro assoluzioni totali, e risarcimenti agli enti pubblici costituiti parte civile, i quindici giudizi abbreviati a carico di presunti affiliati ai clan di 'ndrangheta del Crotonese coinvolti nell'operazione antimafia denominata "Ghibli". Il blitz scatto' la notte del 20 aprile 2009 tra la Calabria e l'Emilia Romagna per l'esecuzione di 20 ordini di custodia cautelare in carcere e numerosi sequestri per un valore di 30 milioni di euro, al culmine dell'inchiesta diretta a ricostruire la sanguinosa guerra fra gli Arena ed i Nicoscia. Oggi, a Catanzaro, il giudice dell'udienza preliminare distrettuale, Antonio Saraco, ha reso nota la propria sentenza, con la quale undici persone sono state riconosciute colpevoli di molti reati, e contestualmente assolte per alcune imputazioni a loro carico, ed altre quattro sono state invece completamente scagionate. Le pene, cosi' ridotte di un terzo per la scelta del rito alternativo, sono state: 18 anni di galera per il presunto boss Nicola Arena (il pm ne aveva chiesti 20); 10 anni per Giuseppe Arena(chiesti 16); 6 anni per Pasquale Arena (chiesti 4 anni e 6 mesi); 10 anni per Francesco Gentile (chiesti 16 anni); 6 anni per Tommaso Gentile (chiesti 10 anni); 6 anni per Maurizio Greco (chiesti 4 anni e 6 mesi); 6 anni per per Nicola Lentini (chiesti 4 anni e 6 mesi); 10 anni per Paolo Lentini (chiesti 16 anni); 6 anni per Giuseppe Lequoque (chiesti 4 anni e 6 mesi); 6 anni per Antonio Morelli (chiesti 10 anni); 6 anni per Luigi Morelli (chiesti 4 anni e 6 mesi). Quanto ai risarcimenti dei danni alle parti civili, il gup ha deciso che spettano 250.000 euro alla Regione Calabria, 200.000 euro alla Provincia di Crotone; 150.000 euro al Comune di Isola Capo Rizzato. Assolti da ogni accusa a loro carico, infine, Caterina Petrolillo (il pm aveva chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione); Valerio Frio (chiesti 2 anni e 6 mesi); Annalisa Spadea (chiesti 2 anni); Rosaria Vittimberga (chiesti 2 anni e 6 mesi). L'operazione "Ghibli" si e' chiusa lo scorso ottobre con un avviso di conclusione delle indagini emesso a carico di 38 persone dall'allora sostituto procuratore antimafia Sandro Dolce (oggi sostituto procuratore generale), che ha coordinato le investigazioni condotte dal Ros dei carabinieri. L'inchiesta ha consentito di contestare complessivamente l'associazione mafiosa e numerosi reati connessi - soprattutto in tema di armi, nonche' di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni -, tra i quali l'omicidio di Pasquale Nicoscia, avvenuto l'11 dicembre 2004, che sarebbe stato la risposta al precedente assassinio di Carmine Arena, a sua volta ucciso in un attentato portato a termine con l'uso di un bazooka, a seguito del quale rimase gravemente ferito anche Giuseppe Arena, nipote del primo; ed il tentato omicidio di Domenico Bevilacqua, piu' noto come "Toro seduto" e considerato uno dei capi della criminalita' zingara catanzarese, uscito miracolosamente vivo da un agguato che avvenne a Catanzaro Lido il 4 aprile del 2005, secondo gli investigatori come "punizione" per i tentativi di Toro seduto di rendersi autonomo rispetto alla cosca catanzarese, storicamente sottoposta agli "Arena". Il blitz "Ghibli" fu l'epilogo di indagini partite nel lontano 2004, rispetto alle quali il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Dolce, aveva avanzato due distinte richieste cautelari, una nel 2007 e una nel 2009. L'indagine fu descritta dai vertici della procura catanzarese come un'attivita' "particolarmente importante, che ha consentito di chiarire le dinamiche che hanno portato ai nuovi assetti criminali nel crotonese, confermando le mire della 'ndrangheta di quella zona non solo verso il catanzarese, ma anche fuori dalla Calabria". L'operazione confermo' due importanti aspetti "investigativi", anzitutto la potenza militare delle cosche aggredite con "Ghibli", che hanno dimostrato la disponibilita' di una impressionante quantita' di armi e dunque la pervasivita' e l'altissimo potere intimidatorio che esse esercitano. Ed inoltre la capacita' imprenditoriale delle cosche, riscontrata dalla lunga serie di attivita' commerciali sequestrate, e tutte le altre attivita' di cui sarebbe risultata provata la gestione da parte della criminalita'.

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