25 novembre: Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne

Cosenza Attualità

Ricorre oggi la "Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne", istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999. Una giornata di condanna e sensibilizzazione verso ogni forma di violenza contro le donne, qualsiasi siano le motivazioni ed i contesti. Ne hanno discusso, ieri pomeriggio, all’interno della Biblioteca “M. Arnoni” del Tribunale cittadino, le donne del “Soroptimist International Club di Cosenza”. Lo spirito delle componenti del Soroptimist è quello di ricordare le vittime ma, soprattutto, sensibilizzare la società attraverso segnali tangibili. Due le iniziative proposte nel corso del convegno: la consegna di 50 tessere, al Magnifico Rettore dell’Unical per altrettante studentesse universitarie, per accedere a corsi di autodifesa in una palestra della città. La seconda iniziativa consiste nella richiesta all’amministrazione comunale, di uno spazio pubblico da intitolare alle vittime femminili di violenza.

Sono state consegnate alla vicepresidente del comitato pari opportunità dell'Università della Calabria, Sonia Gallo le 50 tessere in bianco per l'iscrizione di altrettante studentesse, scelte poi dall'ateneo, al corso di autodifesa organizzato dal Soroptimist. "Una giornata per riflettere e trasmettere informazioni e conoscenza, delle quali non ce n'è mai abbastanza, sul triste fenomeno della violenza, specie domestica - ha dichiarato la presidente del Club, Anita Frugiuele - ma anche per lanciare segnali di reazione e promuovere azioni concrete, per contribuire a debellarlo. Cosenza ha pagato un caro prezzo in termini di vite umane- ha continuato la presidente- attraverso l'uccisione di giovani donne come Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa, Elisete dos Santos, Anna Morrone, e tutti vogliamo che a questo triste elenco non si aggiungano altri nomi: un corso di autodifesa per mostrare, medio tempore, che si può imparare a reagire non solo metaforicamente, alla violenza e un monumento cittadino che può servire a esprimere simbolicamente un messaggio di denuncia e riprovazione al fenomeno, che si perpetui alle nuove generazioni".