Bonaventura, pentito crotonese, “vittima della ‘ndrangheta”
Si tratta di Luigi Bonaventura, 40enne di Crotone, già esponente di spicco della cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura, che ha rivelato la circostanza nel corso di un processo per associazione mafiosa che si sta celebrando davanti ai giudici del Tribunale del capoluogo ionico e nel quale è stato citato come teste dalla pubblica accusa.
Collegato in videoconferenza da una località segreta con l'aula del palazzo di giustizia, Bonavenatura ha spiegato di non di essere in grado di sottoporsi all'esame di giudici e avvocati aggiungendo di sentirsi “fortemente turbato” dopo essere venuto a conoscenza "che la 'ndrangheta mi stava facendo fare la stessa fine di Lea Garofalo", la testimone di giustizia di Petilia Policastro sequestrata e uccisa.
Qualche dettaglio ulteriore sulla vicenda è stato possibile apprenderlo dall'istanza di differimento della deposizione che il suo difensore, l'avvocato Giulio Calabretta, ha letto in aula. Oltre ad addurre problemi di salute dai quali il collaboratore di giustizia è affetto, nell'istanza si afferma che "alcuni mesi addietro Luigi Bonaventura è stato vittima di un attentato di 'ndrangheta ed è riuscito a scappare per puro caso. L'episodio è stato poi denunciato ma la situazione resta pericolosa".
Il pentito ha comunque precisato che non intende abbandonare il suo percorso di collaborazione con la giustizia.
Il tentativo di uccidere Bonaventura è avvenuto nella città in cui il pentito risiede da qualche tempo e dove pare sia stato avvicinato da emissari delle cosche crotonesi che dopo essersi finti amici avrebbero poi attentato alla sua vita. Sulla vicenda ha avviato le indagini la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che starebbe valutando anche eventuali falle nel sistema di protezione di collaboratori e testimoni di giustizia.