“Marco Polo”: 18enne morta dopo il parto, speriamo non sia un altro caso di malasanità
“L’Associazione di Volontariato, Marco Polo - per la tutela dei diritti - avendo appreso la tragica e drammatica immatura scomparsa della giovane Gessica Rita Spina, nativa di San Giovanni in Fiore ma residente a Crotone, deceduta nelle prime ore si questa mattina nel reparto rianimazione dell'ospedale civile San Giovanni di Dio per cause che dovranno ancora essere accertate dalle autorità Giudiziaria e sanitaria interessata alla grave alquanto strana vicenda, nell’esprimere solidarietà alla famiglia per la grave perdita, si auspica che l'Asp di Crotone che, peraltro, sulla vicenda ha emesso un comunicato stampa, a firma del direttore sanitario, Angelo Carcea, contenente comunicazione dell’avvenuta costituzione di una apposita Commissione d’inchiesta interna, per ulteriori approfondimenti, possa chiarire, entro breve termine, con la massima trasparenza, l’accaduto dei fatti che hanno causato la morte della ragazza”. E’ quanto scrive in una nota la stessa associazione e nella quale “si augura… che non si tratti di altro caso di “malasanità” anche perché la Calabria vanta il “record della vergogna”.
“Da molto tempo in Calabria - continua la nota - si muore per cattiva assistenza, per gli ospedali fatiscenti, per la mancanza di posti letto ed ambulanze. Il primato della regione l'ha certificato, pochi giorni fa, la Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, presieduta da Leoluca Orlando,.Il territorio dal Pollino allo Stretto è quello dove, in Italia, si muore di più per malasanità. Poi ci sono la Sicilia (63 e 43) seguita da Lazio (32 e 19) e Puglia (23 e 14). Complessivamente, 326 casi contati in tutto il Paese dalla Commissione parlamentare che si occupa di errori e disavanzi nella sanità. Settantotto di questi casi si sono registrati in Calabria e 59 hanno avuto come esito la morte del paziente. Nello specifico, ci sarebbero stati 64 errori sanitari, che in 49 casi avrebbero portato al decesso del paziente, ed in altre 14 circostanze ci sarebbero state altre criticità o disfunzioni di diversa natura che in 10 casi hanno avuto come esito il decesso del paziente. Su queste segnalazioni, la Commissione parlamentare d´inchiesta ha inoltrato una richiesta di relazione indirizzata al Presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, per avere informazioni volte a far luce sulle situazioni che hanno determinato l´eventuale criticità segnalata. Quindi il dato nazionale complessivo vede una morte sospetta ogni due giorni e di queste uno ogni quattro in Calabria. Dati allarmanti che non fanno stare sereni proprio per nulla i calabresi che si devono curare nella propria regione, dove si può ancora morire per un'appendicite o un ingessatura troppa stretta oppure perché mancano le ambulanze. Su episodi di mala sanità indagano le procure dell'intera regione: A Reggio Calabria, Locri e Palmi. A Lamezia Terme, Vibo e Catanzaro. A Cosenza, Rossano e Paola, ovvero un dato pesante. In Calabria 9 procure su 11 hanno aperto fascicoli per casi di presunta malasanità”.
“Nel caso specifico l’Associazione Marco Polo – prosegue il comunicato - esprime un plauso al senatore Ignazio Marino, Presidente Nazionale della Commissione d’inchiesta sul servizio Sanitario, per il Suo pronto intervento d’inchiesta, afferente la morte della giovane ragazza, all'ospedale di Crotone, dopo un parto cesareo. ‘Si tratta di uno stillicidio raggelante - denuncia il senatore Ignazio Marino, alla stampa: la sanità calabrese è da tempo sotto osservazione della nostra Commissione: a Reggio Calabria il 65% delle donne vengono sottoposte a parto cesareo, anche se l'Organizzazione mondiale della sanità sostiene che la media dei parti cesarei dovrebbe arrivare al 13,7%. Per di più l'intervento avviene generalmente in piccole strutture private accreditate, quasi sempre di mattina, in un giorno feriale. Una scelta che sembra motivata dalla possibilità di ottenere un rimborso economico per l'intervento più che dalla tutela della salute delle pazienti”.