Decesso Gessica Spina. Asp Crotone: indagine non evidenzia negligenze o lacune nell’assistenza

Crotone Cronaca
Gessica Rita Spina

In merito del decesso presso l’ospedale San Giovani di Dio di Crotone della 18enne Gessica Rita Spina, la 18enne morta dopo un parto cesareo, l'Azienda sanitaria provinciale di Crotone ha reso noto un comunicato in cui afferma di aver “attivato l'unità di crisi del Risk management dell’Asp, che ha avviato l'istruttoria sulle circostanze del caso attraverso specifiche indagini che non hanno evidenziato negligenze o lacune operative, procedurali o di struttura, rilevabili nelle varie fasi assistenziali da parte sia del reparto di ostetricia e ginecologia che da quello di anestesia e rianimazione che hanno avuto in cura la paziente”.

“L'attività istruttoria del Risk management – continua la nota della Direzione generale dell’Asp - proseguirà per valutare e approfondire tutti gli aspetti inerenti al caso in questione. L'Asp di Crotone fa presente che la direzione sanitaria di presidio ha consegnato alle autorità giudiziarie tutta la documentazione necessaria all’espletamento di ogni ulteriore atto successivo conseguente (autopsia e atti istruttori di verifica sull'accaduto). La direzione sanitaria di presidio evidenzia inoltre che la commissione interna finalizzata all’approfondimento delle cause che hanno portato al decesso della signora Spina, si è riunita sabato 21 gennaio”.

“Nella relazione preliminare effettuata dal dirigente sanitario del presidio Angelo Carcea evidenzia che la signora Rita Spina, alla 37/ma settimana di gestazione, obesa (137 kg), accedeva direttamente intorno alle 7.45 del 18 gennaio all’U.O. di Ostetricia e ginecologia del presidio ospedaliero del San Giovanni Di Dio. Venivano effettuati gli accertamenti clinici con evidente difficoltà dato il grave stato di agitazione della paziente. I sanitari - prosegue la nota - decidevano pertanto di effettuare il taglio cesareo che veniva eseguito con estrazione di feto maschile, vivente e vitale, di 2630 grammi. Le prime fase del decorso post operatorio e gli esami effettuati risultavano soddisfacenti. Nel tardo pomeriggio e nelle ore successive si evidenziava nella paziente una contrazione della diuresi, che richiedeva trattamento terapeutico che veniva eseguito anche con l’ausilio della consulenza anestesiologica. Al mattino successivo le condizioni cliniche peggioravano per la presenza di dispnea per cui venivano eseguiti urgentemente esame radiologico del torace, scintigrafia polmonare, visita nefrologica ed ecografia renale. Gli esami ematologici, già effettuati al mattino, evidenziavano importante leucocitosi neutrofila, ipercreatininemia, alterazione dei parametri della coagulazione e acidosi metabolica. La scintigrafia polmonare riscontrava una ridotta perfusione dell’intero polmone sinistro, per cui, nel sospetto di embolia polmonare, si trasferiva immediatamente la paziente nel reparto di rianimazione dove veniva intubata, incannulata una vena centrale e posta sotto monitoraggio clinico e strumentale. Si praticava terapia antitrombotica, correzione dell’acidosi, della diselettrolitemia, dell’anemia, etc”.

“Nel pomeriggio, la paziente veniva anche sottoposta a emotrasfusione ed in seguito si eseguivano angio TC torace ed ecografia addominale. Nonostante le cure effettuate - aggiungono dall’Asp - i parametri clinici e di laboratorio subivano un progressivo peggioramento, tanto che nelle prime ore del pomeriggio si verificava un arresto cardiaco risoltosi con adeguate manovre rianimatorie. Successivamente venivano eseguite ulteriori consulenze specialistiche ed anche un ecocardiografia, nonostante tutto, le condizioni cliniche della paziente presentavano un ulteriore peggioramento in particolare, durante la notte, si evidenziava, tra l’altro una spiccata ipotensione resistente alla terapia. Alle 7.45 del 20 gennaio, un nuovo arresto cardiaco portava all’exitus la paziente nonostante le manovre rianimatorie instaurate. La direzione dell’azienda dichiara– conclude la nota – di non essere a conoscenza ad oggi di provvedimenti dell’autorità giudiziaria nei confronti dei medici dell’Asp”.

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