‘Ndrangheta: infiltrazioni romane, chiesto giudizio per 28 persone
Ventotto persone rischiano di finire sotto processo a Roma nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Dda sui patrimoni nella capitale riconducibili alla 'ndrangheta. Il reato contestato è quello di trasferimento fraudolento di valori finalizzato all'acquisizione di quote societarie (prevalentemente bar e ristoranti), per eludere la normativa in materia di misure di prevenzione. Nel mirino dei pm sono finiti i presunti componenti di una cosca ricollegata al clan degli Alvaro, in cui spiccano i nomi di Vincenzo Alvaro e Damiano Villari.
Il 20 febbraio sarà il gup Cinzia Parasporo a pronunciarsi sulle richieste della procura i cui accertamenti hanno riguardato l'acquisto di quote societarie poi intestate a soggetti di comodo (per lo più parenti stretti o compaesani dei componenti del clan), molti dei quali già oggetto di indagini a Reggio Calabria. Stando all'accusa, Vincenzo Alvaro, attualmente ai domiciliari, avrebbe avuto la titolarità di numerosi esercizi commerciali a Roma, intestati a "teste di legno".
Tra le attività nel settore della ristorazione citate nel capo di imputazione e gestite da società ritenute sospette figurano il "Cafè de Paris" in via Veneto, il "Gran Caffè Cellini" in piazza Capecelatro, il "Time out Cafe'" di via Santa Maria del Buon Consiglio, il ristorante "la Piazzetta" in via Tenuta di Casalotto, il bar Clementi di via Gallia, il bar Cami di viale Giulio Cesare, il bar California in via Bissolati, il ristorante "Federico I" in via della Colonna Antonina e il ristorante Georges's di via Marche.