Centrale a Carbone. Francioni (Fli): sì alla costruzione se finalizzata allo sviluppo del territorio
“Come ben sappiamo la regione Calabria risulta da anni tra le meno industrializzate d’Italia e per questo motivo il suo fabbisogno di energia elettrica è sempre stato molto basso,tanto che una parte dell’energia prodotta nel territorio viene esportata fuori regione. E’ evidente che non abbiamo alcuna necessità di produrre energia elettrica, tantomeno quella prodotta da centrali a carbone che lascerebbe i danni ambientali al nostro territorio mentre gli eventuali benefici economici rimarrebbero ai proprietari della centrale e agli utilizzatori finali dell’energia prodotta”.
E’ quanto afferma in una nota Andrea Francioni, responsabile del dipartimento provinciale Impresa, Infrastrutture e Ambiente Area di Reggio Calabria del Fli (Futuro e Libertà).
“E’ bene ricordare che – prosegue Francioni - sia i fumi dispersi nell’ambiente tramite le ciminiere sia le ceneri che rimangono dopo la combustione del carbone contengono,anche se in piccola parte, sostanze altamente inquinanti e che tenderanno nel tempo inevitabilmente ad accumularsi nell’ambiente circostante anche se venissero utilizzati sistemi di filtri tecnologicamente molto avanzati”.
“A tutto questo si dovranno aggiungere i danni all’ecosistema marino provocati principalmente dal versamento in mare dell’ acqua necessaria al raffreddamento del vapore prodotto dall’impianto, del cloro e dei suoi derivati necessari alla manutenzione dell’impianto. Altri rischi – continua la nota - potrebbero aversi dal continuo movimento di navi per il trasporto del carbone e di altri materiali necessari al funzionamento della centrale e per lo smaltimento delle ceneri”.
“Si potrebbe, comunque, riconsiderare il progetto – sostiene Francioni - se la costruzione della centrale elettrica fosse finalizzata allo sviluppo industriale di tutto il territorio, cioè utilizzando tutta o parte dell’energia prodotta per alimentare nuovi impianti industriali da realizzare contestualmente, così da rendere l’area di Saline Ioniche un polo produttivo trainante per lo sviluppo di tutta la provincia, che di conseguenza porterebbe a un serio e considerevole abbattimento del livello di disoccupazione”.