‘Ndrangheta, beni per 12 mln di euro sequestrati dalla Dia in Calabria e Piemonte

Reggio Calabria Cronaca

La Direzione Investigativa Antimafia Reggio Calabria ha sequestrato beni per un valore 12 milioni di euro in Piemonte e in Calabria. Il provvedimento emesso dal Tribunale di Torino ha interessato 14 unità immobiliari, beni aziendali e rapporti finanziari nei confronti dei fratelli Vincenzo e Massimo Verterano, rispettivamente di 47 e 44 anni, l’uno di Torino e l’altro di Gioiosa Ionica ma residenti in Piemonte, mentre un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, ha colpito un'azienda e numerosi immobili risalenti a Francesco Stilo.

VINCENZO VETERANO vanta un curriculum criminale risalente ai primi anni ‘80, con precedenti per tentato omicidio, porto e detenzione di arma da fuoco e traffico di stupefacenti. E' stato coinvolto nell'operazione “Murcia II” del 2003, condotta dal R.O.S. dei carabinieri di Brescia nei confronti di una organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti e successivamente è stato destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Reggio (nel giugno del 2005) nell'ambito dell'operazione denominata “Nostromo” condotta dal R.O.S. della città dello Stretto. Durante le indagini era emerso che Verterano era il referente per la regione Piemonte, per il traffico di sostanze stupefacenti della cosca Aquino, attiva nella fascia ionica calabrese, con a capo i fratelli Giuseppe e Salvatore Coluccio. Verterano è' stato condannato nel 2006 dal GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria alla pena di 10 anni di reclusione per associazione mafiosa ed associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e per detenzione di armi, sentenza confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel gennaio 2010

MASSIMO VERTERANO è stato coinvolto nelle indagini dell'operazione "Nostromo" ed è stato arrestato con il latitante Salvatore Coluccio. Il 21 novembre 2006 il Gup del Tribunale di Reggio Calabria lo ha condannato alla pena di quattro anni di reclusione riconoscendolo colpevole del reato di favoreggiamento personale, aggravato dall'aver agevolato un'associazione mafiosa. Il 21 gennaio 2010, la Corte di Appello di Reggio ha confermato la condanna rideterminandone la durata a due anni di reclusione. Il provvedimento di oggi del Tribunale di Torino è stato emesso a seguito di una lunga e complessa serie di accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo DIA di Reggio Calabria, compendiati in due proposte di misura di prevenzione nelle quali è stato ricostruito il complesso dei beni mobili ed immobili e dei beni aziendali riconducibili ai due fratelli. Gli accertamenti patrimoniali hanno evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati dai fratelli e i numerosi beni immobili a loro riconducibili.

Sotto sequestro sono finiti: un opificio ed un terreno di proprietà di un'azienda operante nel settore "autodemolizione" con sede in Torino, 14 unità immobiliari ricomprendenti appartamenti, autorimesse e fabbricati a destinazione commerciale ed abitativo ubicati a Torino, Borgaro Torinese (Torino), Villadeati (Alessandria) e Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) nonché rapporti bancari ed assicurativi. Il tutto per un valore complessivamente quantificabile in circa 10 milioni di euro. Con il secondo provvedimento, il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto la confisca di beni nei confronti di Francesco Stilo di 56 anni, nativo di Bova Marina, genero del noto capocosca Giuseppe Morabito.

FRANCESCO STILO è stato invece coinvolto nel 2008 nell'operazione "bellu lavuru" condotta dai Carabinieri che avevano accertato come l'impresa di fornitura calcestruzzo "Imc Di Costantino Stilo snc" fosse in realtà gestita da Stilo. Gli investigatori avevano accertato come la società altro non fosse che il braccio imprenditoriale della cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara, che mirava ad allungare i propri tentacoli sul grande affare rappresentato dall'appalto pubblico relativo ai lavori sulla strada statale 106 (nella zona ionica della provincia reggina) denominata "variante dell'abitato di Palizzi (RC)". Per questo, Stilo è stato destinatario dell'ordinanza di custodia emessa dal GIP di Reggio Calabria il 20 giugno 2008 e successivamente condannato con sentenza del giugno 2010 dal Tribunale di Reggio Calabria a 9 anni di reclusione, confermata dalla Corte di Appello nel giugno 2011, che ne ha però ridotto la pena a 7 anni di reclusione. A Stilo sono state confiscate due aziende, numerosi appezzamenti di terreno agricolo siti in Bianco ed un appartamento sito in Bovalino per un valore di circa 2 milioni di euro.