Asp Catanzaro: segretario Cisl condannato al pagamento di 3mila euro per “lite temeraria”

Catanzaro Salute
Gerardo Mancuso

“Il dott. Nino Accorinti non meriterebbe una risposta se non fosse rappresentante di un’importante sigla sindacale, quale la Cisl: egli dimentica che in democrazia bisogna accettare anche le sentenze e la magistratura ha dato ragione all’Asp e torto alla Cisl”. È quanto afferma il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Dott. Gerardo Mancuso, in merito alle dichiarazioni estemporanee rilasciate dal segretario provinciale della Cisl Medici Nino Accorinti sulla sentenza del Tribunale che ha dato ragione all’Asp e condannato il sindacato. “L'atteggiamento emerso dalla stampa afferma Mancuso – appare arrogante e irrispettoso della Magistratura con riferimenti e chiosature superficiali e irriguardose. Il giudice del lavoro ha considerato legittimi tutti i provvedimenti adottati dall’Asp, a cui aveva ricorso il sindacato. Non contento, il segretario provinciale della Cisl ha deciso di ricorrere in appello: seppur legittimo un ricorso, bisogna evidenziare che fino a questo momento il dottore Accorinti ha avuto sentenze contrarie, finora soccombente nei confronti dell’Asp, così tanto che in una circostanza è stato anche condannato per ‘lite temeraria’, reato che è stato inserito nel codice civile da pochi mesi. Il dottore Accorinti è stato condannato anche al pagamento di un’ammenda di 3mila euro, ed è la prima volta in Italia che si ha una sentenza di questo tipo nei confronti di un sindacato e di un suo rappresentante”.

“Tutti i provvedimenti adottati dall’Asp – spiega Mancuso – sono stati corretti, sia nella forma che nella sostanza, così come ha sentenziato lo stesso giudice del lavoro. Quindi i proclami fatti dal sindacalista suoi giornali non mi pare che siano forieri di giustizia o di chiarimenti: la verità è che non ci si vuole adattare al nuovo corso che noi abbiamo imposto, cioè quello di attuare i provvedimenti sulla base delle leggi e delle norme. In passato invece si facevano delle ‘trattative’ tra alcuni sindacati e alcuni dirigenti per risolvere certe questioni. Ormai questo non succede più, perchè noi applichiamo esattamente le norme, che sono uguali per tutti, senza fare distinzioni e favorire compari e comparucci: queste sono politiche che non ci riguardano, appartengono al passato e qualcuno ora tenta di sventolarle ‘pro domo suo’”.

“Un'altra precisazione – afferma Mancuso – merita il Dott. Accorinti sugli incarichi agli Avvocati esterni. Questa direzione generale ha deciso di affidare agli avvocati interni tutte le controversie ad eccezione di quelle che l'ufficio dichiara l'opportunità di rivolgersi all'esterno oppure quelle in Cassazione. Per effetto di questa decisione, abbiamo risparmiato circa un milione di euro per atti legali e abbiamo speso in due anni, per un totale di 10 cause, circa 85.000 euro. Dove era il Dott Accorinti quando l'Azienda spendeva più di un milione di euro per incarichi? Perchè non ha parlato in quelle circostanze? Egli non ha diritto a parlare perchè non ha esercitato alcun controllo e non ha fatto alcuna verifica: le cose evidentemente andavano bene e perciò nessuno protestava. Intanto i soldi pubblici venivano sperperati con il silenzio di molti che evidentemente avevano interessi di bottega. Non è un atteggiamento responsabile quello di Accorinti, che continua a toppare. Proprio in questi giorni il Tribunale ha rigettato i ricorsi di dipendenti a cui l'Azienda aveva deciso di recuperare somme relative a progetti obiettivo non autorizzati; somme di diverse centinaia di migliaia di euro date senza che il sindacato avesse proferito parola”.

“Siamo ormai abituati alla "mania" dei proclami o della voce alta – sottolinea Mancuso – come se questi atteggiamenti potessero generare in chi legge un’idea di giustizia e di ragione. Esistono numerosi esempi che evidenziano come la verità non è quella sbandierata ma quella delle norme e delle aule di Tribunale. Abbiamo letto della vicenda che riguarda il dottore Domenico Corea, ex primario dell’unità operativa di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme” una vicenda presentata in risalto da politici, associazioni, forse lobby, proclami che sono stati fatti su tutti i giornali in questi mesi, ma la verità è che il 17 agosto scorso nell'aula di Tribunale la linea difensiva del dottore Corea è venuta meno. L'incarico di 15 septis era irrituale. La vicenda ancora non è conclusa, ma questo dimostra come il rispetto delle regole è condizione indispensabile per questa Direzione Generale. Il cittadino deve poter avere fiducia di chi amministra la cosa pubblica e l'unico modo è quello di seguire le leggi. Questa è l’ennesima dimostrazione che l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro segue una linea di correttezza e soprattutto una linea nel rispetto della normativa, così come avvenuto per i casi criticati, maldestramente, dalla Cisl. Tutto il resto è noia”.


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