Cosenza Pse, l’amoralità della politica non è più tollerabile
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Giuseppe Mazzuca, Capogruppo consiliare Pse in merito ai recenti avvenimenti che hanno visto coinvolto il consigliere regionale Antonio Rappoccio.
“L’arresto del consigliere regionale di centrodestra Antonio Rappoccio,in sé,non fa notizia nella Calabria dove avvisi di garanzia,rinvii a giudizio e arresti eccellenti scandiscono la vita politico-istituzionale con una frequenza non più tollerabile. Indigna,semmai, il dover constatare il cinismo e l’amoralità di una cultura politica carrieristica e,alla prova dei fatti,delinquenziale. Nelle venti pagine che accompagnano l’ordinanza di carcerazione lo stesso magistrato non si sottrae all’indignazione per un disegno criminoso giocato tutto sulla disperazione di chi cerca un lavoro. Quello del lavoro è il ricatto più ricorrente nel voto di scambio ed è nella possibilità di tutti dare una valutazione di quanto questo ricatto sia diffuso e impunito nelle pratiche del ceto politico. Ora,senza voler alzare forche e ghigliottine, rispettando il principio che sotto il profilo penale le responsabilità sono sempre personali, ci dobbiamo chiedere se siamo di fronte ad una questione morale,criminale o, senza escludere le prime due, innanzitutto politica. E qui il problema ci rimanda alla irrisolta e sottovalutata questione della selezione della classe politica,delle modalità di acquisizione del consenso,della responsabilità dei partiti nell’avallare carriere amorali in cambio di pacchetti di voti notoriamente maleodoranti per le aree e gli ambienti di provenienza. Proprio ieri Enzo Paolini poneva il problema della qualità della rappresentanza dei territori e dell’esigenza generalizzata di un rinnovamento che porti aria nuova nelle istituzioni e renda inoffensivi i politici di mestiere, con più legislature alle spalle , utilissimi a se stessi e alle clientele di sostegno ma senza poter vantare un merito,un risultato,un’opera di interesse generale. Meno che mai posti di lavoro creati o attività produttive incoraggiate e sostenute.
Pare che il consigliere arrestato,una volta eletto in consiglio regionale, fosse al lavoro per scalare,sempre con gli stessi metodi, amorali e di rilevanza penale, gli scranni del parlamento nazionale. A voler essere onesti, questa è la regola non l’eccezione. In un contesto politicamente così marcio la Calabria si avvia al voto nazionale della primavera prossima e sotto questo profilo il silenzio dei partiti e delle nomenclature che li guidano è insopportabilmente assordante. A questo punto l’urgenza dello scontro fra vecchia politica e necessità di rinnovamento della rappresentanza non risparmia nessuno e bisogna impedire che il marcio dilagante si riduca soltanto a questione giudiziaria. Sempre più nitidamente le responsabilità, a parte quelle personali,portano ai vertici dei partiti che ormai, di fronte all’evidenza dei fatti e al ricorso alle patrie galere, non possono chiamarsi fuori. Sondaggi non contestati danno un indice di consenso del 5 per cento al sistema dei partiti e a chi li rappresenta nelle istituzioni. La mazzata finale, con tutti i rischi e le incertezze che comporta,potrebbe venire col voto di aprile. È responsabilità di tutti agire per tempo”.
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