Maxi sequestro da 150 milioni ad un noto imprenditore reggino
Dall'alba il personale del Centro Operativo della Dia e i carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo un decreto di sequestro a imprese, conti correnti e beni mobili e immobili, per un ammontare complessivo di oltre 150 milioni di euro riconducibili a un noto imprenditore contiguo alla 'ndrangheta.
Il provvedimento èstato emesso dal Tribunale di Reggio Calabria-Sezione Misure di Prevenzione su richiesta del procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e del sostituto procuratore Stefano Musolino della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
E' Rocco Musolino l'imprenditore che secondo l'accusa degli inquirenti della Dda sarebbe contiguo alla 'ndrangheta e a carico del quale Dia e carabinieri hanno eseguito il decreto di sequestro. Musolino, imprenditore nel settore boschivo a Santo Stefano d'Aspromonte, nel Reggino, qualche anno fa fu vittima di un tentato omicidio, ancora irrisolto, quando mentre percorreva a bordo di un'auto col suo autista una strada di montagna due individui gli si pararono davanti ed esplosero diversi colpi di fucile ferendo i due solo in modo lieve. (AGI)
h 10:53 | Comprende un'impresa individuale attiva nel settore boschivo, quote sociali di un'altra impresa operante nel settore immobiliare, 84 fabbricati (uno dei quali situato a Roma), 118 terreni, rapporti intrattenuti con istituti di credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali delle Poste, società assicurative, finanziarie o fiduciarie, società di intermediazione mobiliare, il patrimonio sequestrato stamani dagli uomini del centro operativo della DIA e dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria a Rocco Musolino, noto imprenditore del settore boschivo, detto "il Re della montagna". Il valore dei beni ammonta a 150 milioni di euro. Musolino è indicato negli atti giudiziari come esponente della 'ndrangheta, legato in particolare alla cosca Serraino. Le indagini a carico del "re della montagna" furono avviate dai Carabinieri nel 2008, a seguito di un tentato omicidio ai suoi danni. Le risultanze dell'attività' d'indagine, che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche ed ambientali, avrebbero evidenziato che Musolino è stato più volte interessato per la risoluzione di disaccordi e problemi sorti a Santo Stefano in Aspromonte e a Reggio Calabria, in ragione del suo spessore criminale. L'imprenditore avrebbe esercitato la sua attività "sfruttando i legami con la 'ndrangheta, che gli hanno consentito di operare ed agire, fino a raggiungere una posizione di sostanziale monopolio, con modalità di sopraffazione e intimidazione tipiche dell'impresa mafiosa, nonché sfruttando le cointeressenze in tutti gli altri settori del mondo politico, economico ed istituzionale". Circa lo spessore criminale di Musolino i Carabinieri sottolineano che il giorno dell'attentato, l'uomo viaggiava armato, con il colpo in canna e munito di due caricatori. Circostanza che Musolino ha poi affermato essere abitudinaria per lui. Sul conto di Musolino, inoltre, sono state rese dichiarazioni da collaboratori di giustizia, che lo indicavano quale personaggio di estrema importanza nell'ambito della cosca Serraino, nel cui ambito avrebbe svolto funzioni di vertice con il grado 'ndranghetistico di "vangelo" al quale si affiancava quello di massone. Musolino, secondo i pentiti, apparteneva alla cosca Serraino ma con un ruolo autonomo di Capo Società di Gambarie. Il collaboratore di giustizia Giacomo Ubaldo Lauro parlo' del l'intervento di Musolino per la liberazione di un sequestrato mentre un altro collaboratore di giustizia , Antonino Zavettieri, o ha dichiarato che a Santo Stefano d'Aspromonte esisteva un autonomo "locale" di 'ndrangheta capeggiato da Rocco Musolino, in un contesto di solida alleanza con la famiglia mafiosa dei Serraino. Le idagini avrebbero inoltre evidenziato rapporti anche con Cosimo Alvaro, tratto in arresto nell'operazione Meta, figlio del boss Domenico Alvaro, arrestato per associazione mafiosa nell'operazione "Crimine". "Le indagini hanno accertato - scrivono i magistrati - che Musolino è un imprenditore colluso che ha tratto indubbio vantaggio dalla sua vicinanza alla 'ndrangheta, poiché tale contiguità gli ha garantito la tranquillità necessaria ad espandere la sua impresa fino ad ottenere un consistente vantaggio patrimoniale specie quando, intrattenendo rapporti economici con la Regione Calabria, ha lavorato o fornito prestazioni proprio in quei cantieri in cui la presenza di esponenti della 'ndrangheta era massiccia. In questo modo Musolino è riuscito ad accumulare nel tempo un patrimonio di ingenti proporzioni". (AGI)