‘Ndrangheta: “Ricatto”, sentenza d’appello su Sanitopoli vibonese
La Corte d'Appello di Catanzaro ha chiuso oggi un troncone dell'operazione "Ricatto" sulla cosiddetta "Sanitopoli vibonese", scoperchiata nel 2005 dall'allora pm della Procura di Vibo Valentia Giuseppe Lombardo (oggi alla Dda di Reggio Calabria). Conferma della condanna a 2 anni e 8 mesi per concussione per Giuseppe Namia, all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio tecnico dell'Asl di Vibo, il quale era accusato di aver costretto l'imprenditore Bruno Ruscio a consegnargli una barca del valore di 3 milioni e mezzo di vecchie lire al fine di sbloccargli le liquidazioni relative ai lavori eseguiti per conto dell'Asl negli ospedali di Pizzo e Soriano. La difesa di Namia, rappresentata dall'avvocato Diego Brancia, ha preannunciato ricorso in Cassazione.
Non doversi procedere per intervenuta prescrizione, invece, in ordine al reato di concorso in abuso d'ufficio contestato all'ex commissario straordinario dell'Asl di Vibo, Santo Garofalo, ed all'ex direttore amministrativo della stessa Asl, Giuseppe Panio. In primo grado Garofalo e Panio, difesi dagli avvocati Giancarlo Pittelli, Enzo Galeota e Franz Caruso che si sono battuti per dimostrare l'estraneità dei loro assistiti rispetto alle contestazioni, erano stati condannati ad 1 anno e 6 mesi a testa per l'inquadramento del dottore Francesco Alia a primario di cardiologia dell'ospedale di Tropea. (Agi)