Rapine, furti e sequestro di persona. Cinque arresti nel vibonese
Dalle prime ore della mattinata di oggi i Carabinieri di Tropea stanno effettuando una operazione - denominata “Ritorno al futuro” - che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Vibo Valentia su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di cinque persone ritenute responsabili di numerosi episodi di rapina in abitazione con sequestro di persona, furti in abitazione o esercizi commerciali, detenzione illegale di arma da fuoco.
Il provvedimento prevede tre custodie cautelari in carcere di soggetti già sottoposti a tale misura e due ai domiciliari, ed è stato emesso dall’Autorità Giudiziaria che, concordando con le risultanze dell’attività investigativa eseguita dai militari dell’Arma di Tropea e della aliquota Carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria presso il Tribunale di Vibo Valentia, ha ritenuto i soggetti “gravemente indiziati” di diversi episodi commessi a San Calogero, Rombiolo e Mileto, e nell’ambito dei quali si inquadra anche l’omicidio di Isabella Raso avvenuto il 16 luglio 2011.
12:30 | TUTTI I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
Sono circa quaranta i Carabinieri della Compagnia di Tropea - supportati dal personale della Aliquota Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria presso il Tribunale di Vibo Valentia, di un’unità cinofila del Gruppo Operativo Calabria di Vibo Valentia e di un equipaggio dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri - che hanno dato esecuzione al provvedimento cautelare emesso nei confronti di cinque soggetti residenti nella Provincia di Vibo Valentia, San Calogero e Mileto, considerati i responsabili di tre distinti episodi di rapina in abitazione aggravata, tre episodi di furto (di cui due in abitazione ed uno in un esercizio commerciale) e detenzione illegale di arma da fuoco.
Il provvedimento giunge dopo una prolungata e complessa attività investigativa condotta dai Militari di Tropea insieme ai colleghi di San Calogero ed ai Carabinieri della Sezione di Polizia giudiziari presso il Tribunale di Vibo Valentia, nel periodo che va dalla primavera del 2011 e fino ad oggi.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Vibo Valentia su richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica, ha portato così all’arresto (in carcere) di Domenico Grillo, 23enne di San Calogero; Giuseppe Prostamo, 24enne di San Calogero; Francesco Todarello, 47enne di San Calogero. In manette, sebbene ai domiciliari, sono finiti inoltre Riccardo Vallone, 25enne di San Calogero; Rocco Todarello, 52enne di San Calogero.
“RITORNO AL FUTURO è un’operazione che ha saputo coniugare in maniera perfetta vecchie e nuove tecniche investigative, partendo dalla consapevolezza che il dato tecnico e scientifico non ha una piena utilità se non supportato dalle classiche attività di indagine (testimonianze, osservazioni, analisi delle informazioni) e se non inserito in un contesto di controllo del territorio raggiunto attraverso il servizio di pattuglie e perlustrazioni quotidianamente eseguito dai Carabinieri delle Stazioni”, commentano gli inquirenti.
L’attività investigativa viene avviata dai Carabinieri di Tropea nell’estate del 2011, quando un omicidio scuote la quotidiana vita di San Calogero, piccolo paese della Provincia di Vibo Valentia. La vittima, una donna, Isabella Raso, 50enne che viveva da sola in casa, durante un tentativo di rapina in abitazione viene immobilizzata ed imbavagliata dai rapinatori. La notte del 16 luglio 2011 la donna muore a seguito di soffocamento. Il giorno successivo, allertati dai vicini di casa che notano la porta posta al lato seminterrato dell’abitazione aperta e non vedono la donna fuori dall’abitazione, i Carabinieri scoprono all’interno dell’edificio il corpo della vittima riverso al suolo con brandelli di stoffa ancora legati ai polsi nel tentativo di immobilizzazione.
L’omicidio viene sin da subito messo in relazione ad altri due episodi analoghi: la rapina perpetrata la notte del 14 giugno precedente a San Calogero in danno dei coniugi Domenica Gigliotti e Francesco Galati e la rapina commessa la notte del 12 agosto successivo, sempre a San Calogero, ai coniugi Nicola Maccarone e Natalina Calabria.
“Gli eventi, oltre ad avere in comune il dato spazio-temporale, poiché consumati tutti nel centro abitato di San Calogero nell’arco di tre mesi - sostengono gli investigatori - presentavano inoltre, secondo le testimonianze raccolte in occasione di questi ultimi episodi, anche rilevanti punti di contatto quanto a caratteristiche personali degli autori ed a modalità esecutive, che lasciavano propendere per la conoscenza, da parte dei malfattori, delle vittime, delle loro abitazioni, delle loro abitudini e della disponibilità nel frangente di ingenti somme di denaro”.
“L’ultimo episodio, la rapina perpetrata ad agosto, desta in particolare preoccupazione. I malviventi – proseguono gli inquirenti - non si sono fermati nemmeno dopo aver commesso un omicidio e continuano a perpetrare rapine in abitazione al ritmo di una al mese. Verosimilmente, dopo aver sperperato tutto il denaro provento di un colpo, hanno la necessità di pianificare ed eseguire un’altra azione delittuosa. In San Calogero l’allarme è elevatissimo. Gli anziani non riescono più a dormire tranquilli sapendo che in giro circolano delinquenti tanto efferati e senza scrupoli. Altrettanto elevata è la pressione sugli investigatori, che sentono il dovere di dare una risposta forte all’escalation di violenza riscontrata in quei mesi”.
LE PRIME INDAGINI condotte con metodi tradizionali in relazione all’omicidio, avrebbero consentito di trovare il punto di collegamento tra l’episodio delittuoso e le altre due rapine: il Super Bar di San Calogero, gestito da Domenico Grillo. Presso quel bar i Carabinieri, durante le pattuglie svolte ogni giorno avevano notato un gruppetto di nullafacenti dediti al gioco a carte ed a consumare bevande. Sempre nello stesso esercizio commerciale si sarebbe svolta la compravendita di un motociclo “Ape” il cui prezzo, circa 7000 euro, era stato poi il provento della rapina consumata ai danni dei coniugi Gigliotti e Galati. Uno dei giovani di quel gruppetto, che trascorreva intere giornate presso il bar, sarebbe risultato essere un lontano parente dei coniugi Maccarone e Calabria.
IL COLLEGAMENTO CON L'OMICIDIO RASO
“Il collegamento con l’omicidio di Raso Isabella – sostengono ancora gli investigatori - giunge nel corso di una assunzione di sommarie informazioni di Todarello Francesco. I Militari della Compagnia di Tropea chiedono al Todarello se in passato aveva avuto rapporti con la donna. Il Todarello, pensando che i Carabinieri, come in una partita a poker, stiano bluffando ed abbiano trovato sue impronte dattiloscopiche sull’armadio della donna, risponde di si, affermando di aver svolto dei lavori di falegnameria presso l’abitazione della signora, in particolare di rifacimento del fondo di un armadio, di quell’armadio in cui gli ignoti rapinatori avevano rovistato cercando i risparmi della povera vittima. I militari immediatamente controllano se l’armadio è stato nel recente passato sottoposto a tali lavori, non trovando alcun intervento di riparazione. Questa è la conferma che la strada intrapresa dalle indagini è quella giusta”. Le attività di intercettazione forniranno elementi utili a supporto della pista seguita dai Carabinieri.
Nel frattempo giunge alle orecchie dei militari un ulteriore episodio di rapina avvenuto nel precedente periodo pasquale ai danni di un’anziana signora, la Caterina Pontoriero, 85enne residente nel centro storico di San Calogero. Anche questo episodio avrebbe avuto punti di contatti con le precedenti rapine. L’abitazione della donna, peraltro, è proprio sul percorso che uno dei giovani frequentatori del Super Bar percorrerebbe ogni giorno da casa sua per raggiungere il locale.
GRAZIE AL DNA SCOPERTO IL PRESUNTO ASSASSINO DELLA RASO
Intanto dal R.I.S. di Messina arrivano riscontri positivi all’attività di sopralluogo e repertamento svolta dai Militari della S.I.S. del Comando Provinciale di Vibo con il supporto del medico legale Katiuscia Bisogni. Da un’unghia prelevata della vittima, viene estratto un frammento di materiale organico da cui si riesce ad estrapolare un profilo di D.N.A. maschile, segno evidente di una colluttazione avuta dalla vittima con uno dei suoi aggressori nell’ultimo vano tentativo di opporre resistenza alla costrizione fisica.
I militari iniziano, in maniera assolutamente discreta, i prelievi dei profili dei DNA dei giovani che abitualmente frequentano il Super Bar. “L’esito sperato non si fa attendere, a conferma delle ipotesi, delle intuizioni e dei sacrifici di quei mesi. In una tarda serata del novembre 2011 – affermano i militar - giunge una telefonata da Messina all’ufficio del Dott. Vittorio Gallucci, titolare del fascicolo: quel D.N.A. trovato sul corpo della Raso appartiene a Grillo Domenico”. Le attività tecniche di intercettazione sono già in corso dall’estate.
È l’1 dicembre 2011 quando, alle prime luci dell’alba, i Carabinieri della Stazione di San Calogero con i militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Tropea bussano alla porta di Domenico Grillo e, dopo un’accurata perquisizione domiciliare (che consentirà di rinvenire nella sua abitazione anche un ingente quantitativo di cartucce detenute illegalmente) la comunicazione che dopo quei mesi è una doccia fredda: “Domenico Grillo, 21enne pregiudicato dimorante in San Calogero, è sottoposto a fermo di indiziato di delitto in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio di RASO Isabella”. I militari della Compagnia di Tropea hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dal Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia.
Negli stessi attimi, dall’altra parte della Calabria, in Provincia di Catanzaro, il padre del Grillo, Salvatore, viene contemporaneamente tratto in arresto in flagranza di reato per detenzione illegale di arma da fuoco. Lo stesso, nel corso di una perquisizione domiciliare organizzata contemporaneamente all’arresto del figlio, viene trovato in possesso di una pistola. Qualche minuto dopo il figlio Domenico, negli uffici della Caserma “Achille Mazza” dei Carabinieri della Stazione di San Calogero, immediatamente decide di rispondere alle domande del Dottor Gallucci, già giunto sul posto, fornendo dichiarazioni che completerebbero il quadro nei suoi confronti e dei due complici che quella notte avrebbero perpetrato quell’omicidio: Luigi Zinnà, 26enne di San Calogero, pluripregiudicato, e Francesco Todarello. Quando nel primissimo pomeriggio della stessa giornata, l’1 dicembre 2011, i Carabinieri circondano le loro abitazioni, i due avevano già preparato le valige e si apprestavano a lasciare San Calogero per far perdere le loro tracce. Vennero così immediatamente sottoposti anche loro a fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica.
GLI INQUIRENTI: “ACCUSE SOLIDE E VALIDE”
“L’attività captativa telefonica – commentano i Militari - nonché, dopo l’esecuzione dei fermi di indiziati di delitto, di intercettazione ambientale in carcere, oltre ad arricchire tale quadro con ulteriori elementi di riscontro, fornisce, attraverso conversazioni dal contenuto parzialmente auto - accusatorio o totalmente etero - accusatorio, ulteriori riferimenti fattuali, soggettivi e nominativi, che consentono di fare piena luce non soltanto sulle quattro rapine in abitazione, ma anche su tre episodi di furto, due in abitazione perpetrati a Rombiolo (VV) ai danni di due fratelli, Pasquale e Michele Contartese, perpetrati a Rombiolo il 31 ottobre 2011, ed uno in danno dell’esercizio pubblico di sala giochi di Valente Francesco Paolo, sito a Mileto (VV), commesso il 6 settembre 2011”.
L’autorità giudiziaria, “avuto riguardo all’articolazione dei plurimi episodi delittuosi, all’intreccio delle posizioni soggettive ed alla molteplicità delle fonti indiziarie – dichiarative e tecniche, dalla lettura logico – combinata delle diversificate risultanze investigative esaustivamente e sapientemente esperite, raccolte e coordinate”, con il provvedimento di oggi “considera solida e valida la prospettazione accusatoria”. Il Giudice delle Indagini Preliminari ritiene “sussistenti nei confronti degli indagati gravi indizi di colpevolezza in ordine alle fattispecie di reato sopra citate, nonché esigenze cautelari connesse all’elevatissimo allarme sociale che connota la tipologia dei delitti oggetto di osservazione, correlato all’attuale e concreto pericolo di analoga reiterazione criminosa alla stregua delle modalità organizzative riscontrate: estese, massimamente offensive, collaudate, seriali, in collegamento con efficienti canali di rapido smistamento dei proventi illeciti, elevate, all’evidenza, a comodo e più remunerativo sistema di autosostentamento economico”.
Tutte le persone arrestate, espletate formalità di rito, sono state tradotte presso le rispettive abitazioni in regime degli arresti domiciliari.