Catturato il boss-pentito Lo Giudice, era sparito la scorsa estate
Nino Lo Giudice, ex collaboratore di giustizia e presunto boss dell'omonima cosca, pentitosi dopo la cattura qualche anno fa, è stato arrestato stamani dalla squadra mobile della polizia di Reggio Calabria.
Fino alla scorsa estate, Lo Giudice collaborò con giustizia: è del 6 giugno un suo memoriale a due avvocati reggini nel quale ritrattava tutte le accuse per poi sparire dalla località protetta dove stava scontando gli arresti domiciliari. A fine agosto fece recapitare un secondo memoriale nel quale ribadiva di avere collaborato falsamente con la procura.
12:29 | SI NASCONDEVA NEL QUARTIERE VITO INSIEME ALLA MOGLIE
Lo Giudice, detto il “nano” - individuato dalla mobile insieme ai colleghi dello Sco - si era nascosto in un appartamento nel quartiere di Vito, nella zona nord di Reggio Calabria, ed era in compagnia della moglie. Il blitz degli uomini del primo dirigente Gennaro Semeraro è scattato all'alba sebbene già da ieri sera gli investigatori erano certi di avere individuato il suo covo del latitante. Il presunto boss era disarmato e non avrebbe opposto alcuna resistenza.
Lo Giudice era scomparso il 3 giugno scorso da Macerata, la località protetta dove scontava i domiciliari, e fin da quella data gli investigatori reggini, col supporto dello Sco della Polizia di Stato, avevano creato un gruppo di lavoro impegnato per la sua cattura e da qualche mese avevano intuito che si nascondeva nella città dello Stretto, dove avrebbe potuto contare sull’appoggio dei familiari.
L'ormai ex pentito è destinatario di due ordinanze di custodia cautelare, una per l'evasione da Macerata, e una per l'attentato alla procura generale, per il quale è stato condannato in primo grado. Gli investigatori stanno ora risalendo ai proprietari dell'immobile che potrebbero essere accusati di favoreggiamento.
"Abbiamo messo a tacere chi pensava che dietro il suo allontanamento ci fosse una strategia concordata da forze occulte, mentre invece era sostenuto solo dalla sua famiglia. La sua fuga non è stata indotta da altri, ma solo da condizioni che lui ha percepito pericolose per la sua persona". Con queste parole il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha commentato la cattura di Nino Lo Giudice, presunto boss dell'omonima cosca di 'ndrangheta, ex collaboratore di giustizia allontanatosi lo scorso 3 giugno dalla localita' protetta, a Macerata, dove scontava gli arresti domiciliari e autore di due memoriali in cui ritrattava tutte le accuse. De Raho ha sottolineato che le dichiarazioni rese da Lo Giudice durante la collaborazione "sono state giudicate attendibili in dibattimento dai magistrati che lo hanno già condannato applicandogli lo sconto di pena previsto per i collaboratori di giustizia". Quanto alle affermazioni contenute nel memoriale, De Raho ha precisato che le accuse lanciate dall'ex pentito "non hanno trovato fondamento oggettivo". Adesso Lo Giudice entrera' in carcere, "con una protezione della sua persona, che non è la stessa - ha precisato De Raho - di quella dei collaboratori.