‘Ndrangheta: pentito Lo Giudice decide di ritrattare
Nino Lo Giudice, il pentito ex capo della omonima cosca di 'ndrangheta, ha deciso di ritrattare quanto affermato finora nei processi in cui è stato sentito come teste a Reggio Calabria. Di Nino Lo Giudice, scomparso ieri dalla località protetta dove stava scontando gli arresti domiciliari, non si hanno notizie, ma oggi pomeriggio è arrivato l'annuncio di un memoriale proveniente dallo stesso Lo Giudice.
È stato l'avvocato Francesco Calabrese che stamane in aula ha informato la Corte di essere stato contattato, insieme al collega Nardo, dal figlio di Nino Lo Giudice, il quale gli ha consegnato un memoriale scritto dal padre. Con questo memoriale, secondo quanto si è appreso, il pentito avrebbe chiesto, tramite il figlio, ai due legali di depositare il documento in tutti i processi in cui egli è stato sentito come teste e dove avrebbe rilasciato dichiarazioni in seguito a delle pressioni. Il testo completo del memoriale, in cui il pentito ritratterebbe quanto finora testimoniato, comunque non è ancora stato reso pubblico. (AGI)
h 19.01 | "Mi hanno minacciato che se non avrei raccontato quello che a loro piaceva mi avrebbero spedito indietro e al 41bis. Mi hanno intimidito". È un passaggio del memoriale fatto recapitare da Nino Lo Giudice, il boss della cosca reggina che è scomparso dalla località protetta dove era detenuto agli arresti domiciliari dopo avere deciso di collaborare. Lo Giudice ritratta tutte le dichiarazioni fatte in precedenza e accusa i magistrati della Dda di Reggio Calabria di avere fatto pressioni "dandomi l'ultimatum", afferma Lo Giudice.
Nel memoriale, consegnato all'avvocato Giuseppe Nardo, difensore dell'ex pentito, si fa riferimento alle lotte interne alla Procura di Reggio e alle intimidazioni subite in passato dai magistrati reggini. Il memoriale è indirizzato al presidente del tribunale di Reggio Calabria, Silvana Grasso, al sostituto della Dda, Giuseppe Lombardo, al procuratore capo della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, e al presidente dell'udienza per il processo dove Lo Giudice avrebbe dovuto testimoniare il giorno della sua scomparsa.
C'è anche una Micro Sd tra il materiale inviato dal pentito Antonio Lo Giudice all'avvocato Giuseppe Nardo, prima che l'esponente della cosca reggina facesse perdere le sue tracce dalla località segreta dove era detenuto ai domiciliari. Rispetto alla "scheda digitale", Lo Giudice scrive: "Fatene buon uso consegnando copia al presidente che sta svolgendo il processo Lo Giudice dove c'è imputato anche Antonio Cortese e al processo di Milano (Valle)". Nino Lo Giudice ha chiesto che il materiale venisse divulgato alla stampa.
"Vi scrivo - aggiunge l'ormai ex pentito - perché voglio che sappiate molte cose che nessuno sa ancora e che desidero esternare con voi che difendete molte persone che io ho accusato ingiustamente. Spero che non sia troppo tardi per salvarli - prosegue - lo so bene che ho sbagliato ma?quando leggerete la mia lunga lettera avrete modo di capire molte cose e di avere un giudizio diverso di me, almeno spero".
21:14 | LO GIUDICE, FRANCESCO CALABRÒ FU UCCISO DA VILLANI
"A uccidere Francesco Calabrò è stato Consolato Villani". Così Antonino Lo Giudice, collaboratore di giustizia scomparso dal luogo protetto dove scontava gli arresti domiciliari, ha affermato nel memoriale fatto pervenire stamani a due avvocati reggini. "Il Villani - scrive Lo Giudice - è responsabile degli omicidi dei Carabinieri (Fava e Garofalo ndr) uccisi per mano di due mercenari di armi incoscienti, uno villani e, l'altro Giuseppe Calabrò".
"Inoltre - continua Lo Giudice - sono a conoscenza diretta, perché mi è stato confidato dal Villani che a uccidere Calabrò Francesco è stato proprio lui, mi disse che aveva un appuntamento in un bar al centro città nei pressi di piazza Garibaldi (non ricordo il nome) e lì il Villani gli fece una proposta per una partita di armi e che si trovavano nei pressi del porto di Reggio Calabria, approfittando della sua debolezza mentale lo trascinò fino al porto, giunti sul posto il Villani essendo sulla stessa auto gli diede un pugno in faccia e il povero Francesco svenì, approfittando che erano coperti dalla visuale di un rimorchio gli scese il freno a mano e lo fece cadere in acqua, dopo che si assicurò che non tornava a galla scappò a piedi verso il centro a recuperare la sua auto".
L'auto di Francesco Calabrese, una Smart, è stata rinvenuta poco tempo fa nelle acque del porto reggino. All'interno i resti umani ancora non identificati, quasi certamente appartenenti a Francesco Calabrese, l'imprenditore che era scomparso dal 2006, fratello del collaboratore di giustizia Giuseppe Calabrò, il quale però non fu creduto dai giudici che lo condannarono a una pesante pena. (AGI)
21:14 | MERITO CATTURA CONDELLO SOLO DI GIARDINA
"I meriti della cattura di Pasquale Condello non sono mai stati miei, ma solo e soltanto di Valerio Giardina". Con queste parole Antonino Lo Giudice cita l'ex comandante del Ros di Reggio Calabria, il colonnello dei Carabinieri Valerio Giardina, che catturò il superlatitante di 'ndrangheta Pasquale Condello, capo di una delle più potenti cosche reggine.
"Cattura Condello (che io non ho mai conosciuto personalmente ma solo per propaganda giornalistica) - scrive Lo Giudice - non risulta a verità che io abbia contribuito al suo arresto e né che sarebbe stato ospite mio a casa di Laganà Antonio, Mosè Fabio, Cuzzola Santo, o Luciano Lo Giudice (tutto inventato) è stata solo vendetta personale nei suo confronti perché stando alle dichiarazioni di Lombardo Giuseppe alias Cavallino è stata colpa sua se nel 2007 mi hanno arrestato, inoltre alcuni suoi ex amici mi fecero intendere che il vero e solo responsabile della morte di mio padre fosse stato lui e qui ho calcato la mano cercando di impossessarmi di meriti che non sono mai stati miei... ma solo e soltanto di Valerio Giardina". (AGI)