A3, Guccione: lavori interminabili, chi risarcirà i calabresi?
“Pietro Ciucci, Amministratore Unico dell’Anas, nel corso di una conferenza stampa svoltasi nel mese di giugno scorso in Calabria disse che entro la fine del 2013 tutti i cantieri ancora aperti sarebbero stati chiusi e che lo Stato avrebbe stanziato i tre miliardi e 100 milioni di euro che servono per la progettazione e l’esecuzione degli ultimi 58 chilometri che ancora mancano per il completamento definitivo della Sa-Rc. Ad oggi, 1 gennaio 2014, entrambe quelle affermazioni risultano essere totalmente smentite dai fatti”. E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione.
“Agli italiani ed ai calabresi -prosegue Guccione- nel corso di questi anni sono state raccontate un sacco di bugìe, con l’unico risultato che la più grande infrastruttura viaria che collega il Nord al Sud del Paese e che dovrebbe collegare l’Italia e l’Europa con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dopo 50 anni dall’inizio dei lavori, si presenta ancora come un cantiere a cielo aperto, un’occasione persa per il decollo della Calabria, un’opera che passerà alla storia come l’autostrada degli scandali, degli sprechi e della vergogna, dei morti ammazzati, degli appalti truccati, dei cantieri finti, del calcestruzzo impoverito e delle code infinite. Un vero e proprio inferno, su cui c’è, addirittura, anche chi pensa di fare pagare il pedaggio!”.
“Il nostro viaggio tra le bugie di Ciucci –aggiunge Guccione- vuole essere una occasione per dimostrare che, in questi anni, l’immagine di una Calabria sprecona, corrotta e assistita è stata utilizzata per “ingrassare” le ditte del Nord e le organizzazioni criminali. In Calabria non solo non è rimasto nulla degli investimenti dello Stato, ma spesso a pagare un duro prezzo, fino al fallimento, sono state proprio le piccole imprese locali, utilizzate per fornire alle grandi ditte del Nord, in subappalto, personale e servizi.
Basterebbe citare, su tutti, l’esempio di una piccola ditta del Savuto che lavora il ferro e ha quindici dipendenti, tra operai e impiegati. Per fornire i cantieri, i soci della ditta sono stati costretti a rivolgersi alle banche per chiedere dei prestiti e, queste ultime, hanno chiesto a garanzia del prestito, le loro firme e il loro patrimonio personale (fidejussioni). Dopodichè alcune grandi ditte del nord non hanno pagato i fornitori e, per tutelarsi, hanno chiesto al tribunale il "Concordato Preventivo in continuità".
Risultato: la piccola impresa del Savuto, oltre a perdere il lavoro, ora rischia anche di perdere il proprio patrimonio, costruito con i sacrifici di una vita di lavoro svolta onestamente. Anche per quanto riguarda le organizzazioni criminali le vicende sono arcinote. Già nel 2007, il Rapporto "Sos imprese" denunciava senza mezzi termini che "le cosche fanno estorsioni alle imprese che non sono amiche, gonfiano fatture, scaricano materiale di scarsa qualità sotto il manto stradale, corrompono funzionari Anas, impongono guardianie". Non c'è metro dell'autostrada che, nel corso di questi anni, non sia stato sottoposto a un'indagine della magistratura. La criminalità si è divisa gli appalti ed ogni ‘ndrina ha avuto la sua parte”.
“L’unica ad aver fatto le spese dei ritardi nel completamento della Sa-Rc –conclude Guccione- è stata proprio la Calabria che in questi anni ha subito un danno economico quantizzabile in circa dieci miliardi di euro, considerato che anche il sistema aeroportuale e quello del trasporto su ferro in questi anni invece di avere ottenuto maggiori investimenti per sopperire alle condizioni di impercorribilità dell’A3, hanno fatto registrare un pauroso arretramento. Per questo ora diciamo basta agli sprechi e alle ruberie e chiediamo allo Stato che siano mantenuti tutti gli impegni assunti con gli italiani e con i calabresi. Siamo più che mai convinti che se non decolla il Mezzogiorno, non decolla nemmeno il Paese”.