Carceri, prosegue la visita del Sappe nei penitenziari della Calabria
Prosegue con molta partecipazione sociale e coinvolgimento territoriale la visita nelle carceri della Calabria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, con una delegazione guidata dal Segretario Generale Donato Capece, dal Segretario Generale Aggiunto Giovanni Battista Durante e dal Segretario Nazionale Damiano Bellucci.
“Anche in Calabria ed in particolare a Catanzaro siamo il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, con buona pace di talune esternazioni improvvide di chi evidentemente non ha buona dimestichezza con l’aritmetica”, sostiene Capece, che ha apprezzato “la sentita partecipazione dei colleghi della Penitenziaria in servizio negli Istituti alla nostra visita nelle carceri”.
Significativi i problemi in Regione, “caratterizzati principalmente dall’assenza di un Provveditore regionale in pianta stabile, figura istituzionale autorevole che deve rappresentare l’anello di congiunzione tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e le realtà locali e territoriali calabresi. Ed è grave che da oltre 3 anni il Ministero non abbia ritenuto di colmare questa importante assenza”.
Il SAPPE ha parole di plauso per i poliziotti che lavorano in Calabria: “Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per l'esasperante sovraffollamento e per il ripetersi di eventi critici”. E non risparmia critiche alle recenti determinazioni dell’Amministrazione Penitenziaria in materia di umanizzazione della pena e vigilanza dinamica: “L’unico pensiero che sembra avere oggi il DAP è quello di far stare più ore i detenuti fuori dalle celle: ma non è così che si risolve il problema della vivibilità delle carceri affollate come quelle delle Calabria.
Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il Personale di Polizia penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo ad un solo poliziotto quello che oggi lo fanno quattro o più Agenti, a tutto discapito della sicurezza”.