Confisca di beni ai Gramuglia per un 1,5 milioni di euro
È stata data esecuzione a un provvedimento di confisca (dalla Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica) sulla scorta dell’attività d’indagine della Squadra Mobile e di accertamenti di natura patrimoniale.
La confisca ha interessato numerosi beni riconducibili a Matteo Gramuglia, 61enne, e al figlio Vincenzo, 35enne, tratti in arresto nel 2010 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione denominata “Cosa Mia”, che ha coinvolto, tra gli altri, i maggiori esponenti delle ‘ndrine dei “Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano” di Palmi e quelle contrapposte dei “Bruzzise-Parrello”, operanti nella Frazione di Barritteri di Seminara e accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata al controllo e alla gestione degli appalti pubblici relativi ai lavori di ammodernamento del V macrolotto dell’autostrada A3, nel tratto compreso tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla.
In particolare, Matteo Gramuglia è stato condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Palmi alla pena di 14 anni, per aver preso parte alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Parrello”. Il figlio Vincenzo, invece, sempre in primo grado, è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa.
Tuttavia, il Tribunale con il provvedimento di oggi, ha ritenuto che Vincenzo Gramuglia, titolare della omonima ditta individuale e gestore della stessa insieme al padre, "con la propria condotta - dicono gli inquirenti - abbia consapevolmente favorito la cosca Parrello nella realizzazione e nel perseguimento delle finalità di accaparramento illecite, condividendo e facendo proprie le logiche di indebita spartizione degli appalti e quelle di esercizio dell’attività con metodi tipicamente mafiosi".
Le indagini patrimoniali, condotte dall'Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Polizia Anticrimine, avrebbero dimostrato una macroscopica sproporzione tra i redditi percepiti e il patrimonio a loro direttamente o indirettamente riconducibile, frutto - si presume - del reimpiego delle ingenti somme di danaro accumulate attraverso attività illecite.
Il Tribunale, accogliendo in toto le risultanze delle investigazioni patrimoniali, ha disposto la confisca di 2 terreni, rispettivamente a Seminara e Bagnara Calabra; un appartamento nel Comune di Taurianova; il patrimonio aziendale dell’Impresa Individuale “Gamuglia Vincenzo”, con sede nel Comune di Seminara, comprensivo dei conti correnti; 17 automezzi; 9 polizze assicurative. Il valore del patrimonio confiscato ammonta complessivamente a circa 1,5 milioni di euro.