Vertenza Infocontact, Città delle idee: “Salvaguardare livelli occupazionali”
L'Associazione Città Delle Idee di Lamezia Terme è vicina alla protesta dei #1800senzafuturo. Tanto d decidere di inviare una richiesta a tutti i rappresentanti regionali del Consiglio. Nella lettera l’associazione chiede: “il riconoscimento garanzie costituzionali agli addetti delle ditte di call center appaltatrici dei grandi operatori; regolamentazione del settore; il riconoscimento clausola di salvaguardia e mantenimento delle sedi operative nei territori dove insistono attualmente”.
“Ad oggi – prosegue l’associazione - grandi società operanti in Italia appaltano liberamente, a società di call center, servizi essenziali per la propria attività d’impresa, senza dover tenere conto dei diritti dei lavoratori assunti dalle società appaltatrici. Allo scadere di una commessa, se lo stesso lavoro viene aggiudicato ad altri soggetti, questi non devono preoccuparsi dei lavoratori che vi lavorano fino al giorno prima.
In questo modo, è possibile che nuovi offerenti, avvalendosi delle diverse agevolazioni che consentono o hanno consentito detrazioni o benefici fiscali per l’assunzione di disoccupati o residenti in aree beneficiarie degli sgravi, possano presentare offerte economiche più basse di quello che sarebbe possibile senza le suddette agevolazioni.
Per i primi anni i vantaggi sono per tutti: grandi società appaltanti, che beneficiano di servizi a costi più bassi di quelli che dovrebbero essere; società appaltatrici, che ottengono commesse spesso milionarie; nuovi lavoratori, che riescono a inserirsi in un mercato del lavoro. E magari anche per alcuni “politici” ai quali, se hanno “un’ascendente” sulla società che deve assumere, il sistema del precariato diffuso va più che bene.
Alla luce di quanto evidenziato, l’ associazione Città delle idee, dopo approfondimenti in tavoli tecnici (che hanno visto la partecipazione di avvocati, dottori commercialisti e consulenti del lavoro), intende sottoporre all’attenzione dei soggetti in indirizzo (ognuno per quanto di propria competenza) il seguente appello indirizzato a forze politiche nazionali.
Ad esse chiede: “l’adozione di una apposita normativa ad hoc, che renda effettive e concrete anche per i lavoratori in questione le garanzie costituzionali”. E propone di disciplinare: l’obbligo di salvaguardia dei posti di lavoro degli operatori di call center, in modo che in caso di avvicendamento tra soggetti gestori del medesimo servizio, il nuovo debba dare attuazione all’articolo 4 della Costituzione e assumere il personale già in forza al precedente gestore;
L’obbligo per il nuovo gestore di mantenere l’unità produttiva/operativa ad una ragionevole distanza da quella dove attualmente insistono i call center, in modo da salvaguardare i diritti dei lavoratori che hanno oramai stabilito la propria residenza nei diversi comprensori”.
Ai sindacati chiede di “prevedere, nei prossimi tavoli di rinnovo dei Ccnl di categoria, la effettività della tutela, per mezzo della previsione di apposite clausole di salvaguardia occupazionale, conformemente a quanto avviene in tanti altri settori produttivi (tra i vari, ricordiamo l’articolo 6 del Ccnl Igiene Ambientale, l’articolo 4 del Ccnl Multiservizi); con la conseguenza di esporre eventuali soggetti inadempienti alle azioni legali finalizzate alla tutela reale dei lavoratori”.
Entra poi nel merito della vicenda di Infocontact: “Nel vuoto normativo lamentato, esemplificativa nella drammaticità è la situazione della società di call center Infocontact Srl di Roma, operante in Calabria, finita da diversi mesi in amministrazione straordinaria. Negli ultimi anni, grazie alle agevolazioni sulle stabilizzazioni di disoccupati residenti in aree svantaggiate, l'Infocontact ha assunto lavoratori in Calabria, prestando servizi in favore di numerose e grandi società, a vantaggio delle quali ha praticato prezzi molto convenienti (tra le varie società, wind, enel, eni, telecom, vodafone, poste mobili, infostrada, 1244, direct assistance, postecom, con te assicurazioni, teletu).
Oramai, però gli sgravi e i prezzi bassi sono finiti, la società è in amministrazione straordinaria e non viene invitata a nuove gare, e nessuno si preoccupa della fine dei 1800 lavoratori. I lavoratori stessi, temendo a ragion veduta il peggio, hanno avviato la protesta #1800senzafuturo, che merita la massima attenzione ed intervento nazionale. Perché, come visto, il problema è del sistema italiano del mercato del lavoro nei call center”.
Si concentra poi sulla commessa Wind in scadenza: “La Wind spa, che da tempo si avvale dei lavoratori Infocontact srl della sede di Lamezia Terme, ha il contratto in scadenza. Ha pubblicato un nuovo bando per cercare il nuovo appaltatore con il prezzo più basso, non ha invitato la infocontact (in quanto in amministrazione straordinaria), e non ha previsto alcunché per le centinaia di lavoratori che ad oggi ancora stanno lavorando per la stessa Wind.
In altre parole, a breve i lavoratori potrebbero ricevere una lettera di licenziamento, ed il loro lavoro essere affidato a chissà chi e dove. Magari addirittura, come capita con sempre più commesse, in paesi stranieri come l’Albania o la Romania”.
Non essendo accettabile un epilogo del genere, Città delle idee, nell’immediato, propone alla wind spa di integrare il bando pubblicato prevedendo: l’obbligo per il soggetto aggiudicatario di assumere direttamente il personale attualmente impegnato sulla commessa; l’obbligo contestuale, per il soggetto aggiudicatario, di mantenere la sede operativa nel territorio comunale di Lamezia Terme (dove gli immobili idonei non mancano e da dove attualmente viene gestita la commessa).
Ancor più, in considerazione della situazione di fatto e degli interessi in campo (quello di wind di avere un buon servizio al minor costo possibile, e mantenere agli occhi dei propri investitori di borsa l’immagine di società seria; i lavoratori a mantenere la propria fonte di reddito e continuare a lavorare diligentemente), si propone a wind spa di: prorogare il termine di scadenza dell'appalto, essendo nelle sue facoltà; consentire ai lavoratori che attualmente operano sulla commessa di organizzarsi in forma di società cooperativa di lavoratori, ricevendo poi direttamente l'affidamento della gestione del servizio.
In alternativa, di farsi carico di tutto il personale impiegato ed assumerlo direttamente, adibendolo a quei numerosi servizi di call center di cui la stessa Wind necessita costantemente. Si evidenzia, per altro, che la forma giuridica di società cooperativa, non avendo finalità di lucro bensì esclusivamente finalità di tipo mutualistico, rappresenta lo strumento che rende possibile la prestazione del sevizio con standard qualitativi elevati al costo più basso possibile”.
“In ordine poi alla qualità e professionalità dei lavoratori sulla commessa specifica, ricordiamo che i lavoratori in questione sono stati formati ed istruiti direttamente da Wind, seppure nei locali della Infocontact srl. Sono perfettamente idonei a erogare i servizi attuali, ovvero essere formati per erogarne ulteriori. In mancanza di atti e riscontri urgenti e concreti, sarà necessario attivare le forme più coerenti per raggiungere l’obiettivo di tutela reale dei lavoratori”.