Operazione “Insomnia”, altri due arresti nel vibonese
I carabinieri del Reparto operativo di Vibo Valentia hanno tratto in arresto, nel corso della notte, due soggetti considerati dagli inquirenti vicini al clan Lo Bianco-Barba di Vibo. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda.
L'attività di indagine costituisce un ulteriore sviluppo di quelle portate a compimento, rispettivamente nel novembre e nel dicembre scorso, denominate "Insomnia" e "Insomnia 2" e che avrebbero consentito di far luce su un vasto giro di usura ed estorsioni compiute, mediante il ricorso alle modalità mafiose, nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria.
INCASTRATI GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DELLA VITTIMA
12:23 | È stata denominata "Insomnia 3" l'operazione messa in atto a Vibo Valentia dai carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente Marco Califano, che hanno eseguito le due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Catanzaro, Abigail Mellace, nei confronti di Domenico Moscato, di 56anni, titolare di un tabacchino e Gaetano Cannatà, di 40 anni, già detenuto in carcere per il primo troncone di "Insomnia”.
L'operazione nasce in seguito alle dichiarazioni di un imprenditore di Vibo Valentia, titolare di due negozi in città, poi divenuto testimone di giustizia in quanto vittima di usura.
Il 56enne Gaetano Cannatà, secondo l'accusa del pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, nel 2013 avrebbe fatto da tramite fra l'usurato e l'erogatore di somme di denaro, per decine di migliaia di euro, naturealmente concesse a tasso usurario (Moscato).
I carabinieri stanno effettuando ancora alcune perquisizioni. Le contestazioni di usura sono aggravate dalle modalità mafiose in quanto gli arrestati avrebbero fatto riferimento al clan mafioso dei Lo Bianco-Barba, dominante nella città di Vibo Valenzia.
Hanno preso parte alla conferenza stampa anche il colonnello Daniele Scardecchia, comandante provinciale dell'Arma vibonese, ed il capitano Diego Berlingieri, comandante della Compagnia dei carabinieri di Vibo.
IL GIP: TABACCHINO VERO E PROPRIO ARCHIVIO DELL’USURA
15:40 | “Un vero e proprio archivio dell'usura”: il Gip così definisce il ritrovamento di assegni, scritture contabili ed appunti ritrovati durante una perquisizione nel tabacchino di Domenico Moscato e che si trova nel quartiere "Cancello rosso" di Vibo. Secondo gli investigatori l’attività commerciale sarebbe stata meta continua di persone che chiedevano prestiti a tassi usurari.
Sempre il Gip, nell’ordinanza, accusa Moscato di essere un "usuraio di professione, essendo stabilmente dedito a tale attività", aggiungendo anche che avrebbe spinto l’imprenditore vibonese in una "morsa usuraria che ha distrutto la sua attività lavorativa e ne ha annientato la dignità personale, incidendo in modo pesante anche sulla sua vita familiare". Da quanto appreso pare infatti che i presunti strozzini avessero tentato di minacciargli anche il figlio di soli 10 anni di età.
Il timore della vittima, sempre secondo il magistrato, derivava dalla presunta vicinanza di Moscato a Vincenzo Barba, capo dell'omonimo clan e da poco tornato libero dopo condanne definitive per associazione mafiosa ed usura ai danni del testimone di giustizia Nello Ruello.