Confisca definitiva per il re del videopoker
La Cassazione ha respinto il ricorso degli avvocati di Gioacchino Campolo, imprenditore dell’azzardo di Reggio Calabria, considerato presunto organico alla ’ndrangheta, condannato definitivamente a 16 anni di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver imposto a vari esercizi commerciali, grazie al sostengo dei clan, la proprie “macchinette”. Ora 330 milioni di euro sono stati confiscati definitivamente dallo Stato.
Lo dimostra la quantità e qualità del tesoro compresi 107 quadri, non croste ma una delle più importanti collezioni private italiane: opere di Picasso, Salvador Dalì (“Giulietta e Romeo”), Giorgio De Chirico (“Piazza d’Italia” e “Manichino”), Antonio Ligabue (“Tigre e serpente” e “Scoiattolo”), Renato Guttuso (“Nudo femminile 1971”), Sironi (“Studio per un nudo”), Arrigoni, Purificato, Bonalumi, Fontana, Cascella ma anche quadri del ’500 e del ’600. Le Opere che il “re dei videopoker” avrebbe appeso nella sua grande casa saranno “gestite” dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati e sequestrati.
Nel “tesoro” di Campolo sarebbero presenti anche 260 immobili di pregio (anche palazzi storici) in Calabria (compreso quello che ospita la sede del Tribunale di sorveglianza), ma anche a Roma, Milano, Taormina e Parigi, 126 locali commerciali, 56 terreni, 15 tra auto e moto, conti correnti, titoli, polizze assicurative, oltre al patrimonio aziendale e alle quote sociali della Grida srl e della Sicaf srl, e l’intero patrimonio della ditta individuale Are. Le società dei videpoker. Tutto sequestrato nel 2010 e che dopo cinque anni giunge alla confisca definitiva.