L’astensione dei fancazzisti in una Crotone senza il coraggio delle scelte
Dopo stanotte chiunque sarà eletto sindaco di Crotone non avrà vinto le elezioni ma raggiunto solo un obiettivo: quello di governare una città senza cittadini, una città dove poco più di due elettori su cinque hanno scelto con convinzione o meno, poco importa, chi meriti di rappresentarli nei loro interessi collettivi o di predisporre le basi del loro e dell’altrui futuro. Per un intero quinquennio.
Gli altri tre su cinque hanno scelto la politica dello struzzo. Testa sotterrata insieme ad un sonoro “chi se ne fotte!” di chi vada a governare; lasciando a due e due soli il cerino in mano cosicché da domani si possa tornare serenamente a sparlare, criticare, polemizzare facendosi scudo della certezza del “tanto io non l’ho votato/a”.
Finita la campagna elettorale e l’impiccio dell’urna, da lunedì sarà tutto un commento, un pronostico, dissenso e disappunto. In piazza, al bar, su Facebook o su Twitter dove scienziati della politica di noialtri e matematici e filosofi pitagorici del consenso persevereranno, di certo, nell’elargire verità presunte sentenziando, come al solito, su chi invece il dovere civico di apporre una semplice “X” l’ha onorato; che piaccia o meno, che abbia scelto tra il più simpatico o la più antipatica.
Il lamento dei fancazzisti crotoniati non si arresterà dopo queste pesanti e lunghe settimane di pane e politica. Non si arresterà perché la dignità e la coerenza non abitano e non hanno mai avuto diritto d’asilo qui in riva allo Jonio. Non si arresteranno perché, comunque vada, il malcontento e il bisogno aleggiano su una città che non ha mai avuto il coraggio delle scelte. Libere, autonome, autodeterminanti.
Buon lavoro e buona fortuna, allora, al nuovo sindaco della città più povera, più sporca, degradata e frustrata d’Europa. E una serena notte a quei crotonesi che da domattina torneranno al lamento (“che giova”) in attesa delle domeniche calcistiche che sposteranno la contesa sui manti erbosi della serie A.