Omicidio Curcio, arrestati i presunti autori
Alle prime luci dell’alba la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, diretta da Nicola Gratteri, a carico di cugini, entrambi con lo stesso nome e cognome, Bruno Gagliardi, ma l’uno di 42 e l’altro di 50 anni.
I due sono ritenuti i responsabili dell’omicidio, aggravato dalla metodologia mafiosa, di Gennaro Curcio, 47enne, assassinato il 17 agosto del 1995 a Nocera Terinese. Secondo gli inquirenti, all’epoca dei fatti, i cugini sarebbero stati partecipi di un “gruppo emergente” che avrebbe tentato di affrancarsi dalla cosca “Bagalà”, egemone sui traffici illeciti nei comuni del litorale lametino e sotto il diretto controllo della cosca Iannazzo di Lamezia.
L’ordinanza del Gip ritiene sussistenti a carico degli indagati dei gravi indizi di responsabilità in ordine all’agguato, che fu teso all’interno di una rivendita di autoricambi a Nocera Terinese e che costò la vita all’allora ventiseienne Curcio, diretto referente di Bagalà.
La misura cautelare applicata ai Gagliardi, sollecitata dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Elio Romano, mette a frutto le indagini condotte dalla Squadra Mobile e che avrebbero ricostruito il cruento fatto di sangue, facendo luce sia sulle modalità di consumazione del delitto che sul contesto di ‘ndrangheta in cui si sarebbe inquadrato.
In particolare le investigazioni si sono sviluppate da quelle che sono state le recenti dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Gennaro Pulice, che per gli investigatori avrebbero costituito un riscontro fondamentale a quelle di un altro collaboratore, Gianfranco Norberti, che per l’episodio in questione ha riportato una condanna definitiva.
Le affermazioni del neo collaboratore Pulice, che si è autoaccusato di essere l’autore materiale dell’omicidio, avrebbero consentito quindi di delineare il quadro criminale in cui sarebbe maturato l’assassinio del 95 oltre che di definire le presunte responsabilità degli indagati di oggi, in particolare quelle del 42enne Gagliardi, che è ritenuto colui che avrebbe scortato il killer sul luogo del delitto; l’altro cugino 50enne, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo di carattere logistico-organizzativo.
In base alla tesi accusatoria, l’omicidio, in definitiva, sarebbe stato realizzato dai componenti di un gruppo di presunti “scissionisti” che sarebbero stati intenzionati a scalzare l’egemonia del gruppo “Bagalà” sulle estorsioni, che gestivano in maniera esclusiva, nei comuni di Falerna, Gizzeria e Nocera Terinese.
Del gruppo in questione avrebbe fatto parto parte oltre a Gennaro Pulice e Gianfranco Norberti, e i due Gagliardi, anche Giovanni La Polla e Salvatore Ruberto, entrambi - questi ultimi - rimasti uccisi in quella che viene ricordata come la “strage di Sambiase” avvenuta nella quella frazione lametina il 29 settembre 1995, come immediata risposta da parte delle cosche dominanti all’omicidio di Gennaro Curcio, con la quale si mise termine alle mire espansionistiche del gruppo emergente.
Il cugino 50enne è stato rintracciato, con l’aiuto della Squadra Mobile di Novara, nella cui provincia l’uomo è da tempo residente, a Milano presso una struttura sanitaria dove era ricoverato per degli accertamenti medici ed è stato associato presso la Casa Circondariale San Vittore del capoluogo lombardo.
La notifica del provvedimento al secondo, il 42enne, è stata effettuata presso la Casa Circondariale di Terni dove è detenuto a seguito delle contestazioni per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Andromeda”, eseguita dalla Squadra Mobile di Catanzaro nel maggio del 2015, e per l’omicidio di Vincenzo Torcasio e il contestuale tentato omicidio di Vincenzo Curcio, episodio per il quale, nel mese di febbraio e a seguito delle risultanze investigative anch’esse acquisite dalla Squadra Mobile, la Polizia gli ha notificato un ulteriore provvedimento restrittivo.