Omicidio Torcasio. arrestati presunti esponenti delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Da Ponte

Catanzaro Cronaca
Brono e Alfredo Gagliardi

Due persone, ritenute esponenti di spicco delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Da Ponte, sono state arrestate stamani all’alba dalla Squadra Mobile di Catanzaro che ha eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Gip Distrettuale su richiesta della locale Dda.

Si tratta in particolare dei fratelli Bruno e Alfredo Gagliardi, che gli inquirenti considerano responsabili dell’omicidio, avvenuto nel luglio 2003 nei pressi di un noto locale notturno di Falerna Marina, di Vincenzo Torcasio (32 anni) e del contestuale tentato omicidio di Vincenzo Curcio (36), all’epoca dei fatti esponenti delle cosche contrapposte.

Le indagini avrebbero permesso agli inquirenti di ricostruire il fatto di sangue nella sua totalità, portando alla luce tutti i particolari: dalla fase di condanna a morte della vittima fino all’esecuzione dell’omicidio.

Secondo la tesi degli investigatori, i due fratelli Gagliardi sarebbero esponenti di spicco delle cosche federate della ‘ndrangheta lametina, i Iannazzo e Cannizzaro-Da Ponte, appunto, e avrebbero dunque ucciso Vincenzo Torcasio, il 26 luglio di circa 13 anni fa, a colpi di pistola. Per gli inquirenti il fatto di sangue sarebbe stato delineato puntualmente, in ogni suo particolare. A tal proposito sono state stete difatti raccolte le dichiarazioni di Gennaro Pulice, divenuto collaboratore di giustizia successivamente all’esecuzione, nello scorso maggio, dell’operazione Andromeda.

IL KILLER DI TORCASIO E IL RUOLO DEI DUE FRATELLI

Pulice ha raccontato gli anni trascorsi al servizio dei clan lametini. Le dichiarazioni, auto ed eteroaccusatorie, avrebbero aggiunto un ulteriore tassello alle precedenti indagini che, già nell’ambito dell’operazione Andromeda, avevano portato all’arresto, per i fatti in questione, sia dello stesso Pulice che di Angelo Anzalone, permettendo agli investigatori di ricostruire le presunte responsabilità dei suoi complici nell’omicidio ed individuati nei fratelli Gagliardi.

Il provvedimento cautelare di oggi, raccogliendo l’insieme dei dati investigativi, ricostruisce l’assassinio del 2003, definendo la responsabilità di Pulice quale killer e che, a sua volta, si sarebbe avvalso - è sempre la testi dell’accusa - della collaborazione di Bruno Gagliardi. Quest’ultimo avrebbe dapprima studiato le abitudini della vittima per poi pianificare l’agguato. Il fratello, Alfredo, invece, avrebbe avuto il compito di fare da “specchietto” ai complici avvisandoli della presenza della vittima nel locale.

LA “STRATEGIA DI SANGUE” A LAMEZIA TERME

L’omicidio di Torcasio fu l’ennesimo delitto che insanguinò Lamezia Terme e il suo circondario in quegli anni; secongo gli investigatori fu un elemento della strategia di sangue che le cosche federate Iannazzo e Cannizzaro-Da Ponte stavano conducendo attraverso l’eliminazione dei componenti al vertice della compagine avversa dei Torcasio.

La serie di omicidi programmata, nell’intenzione dei suoi ideatori, doveva vendicare l’uccisione del vecchio capo cosca Giuseppe Cannizzaro, ammazzato a Lamezia nel 1998, e della cui morte l’omonima famiglia di mafia riteneva colpevole il clan Torcasio. Il contesto criminale in cui maturò l’omicidio di Vincenzo Torcasio sarebbe stato quindi la prosecuzione di un programma criminoso che avrebbe avuto la sua massima espressione nell’uccisione di Nino Torcasio (cl. 75) da parte di Francesco Cannizzaro (cl. 78), fatto risalente al marzo del 2002, e nel tentativo contestuale di eliminare l’intera famiglia dei Torcasio posizionando una bomba nascosta in un pacco regalo all’interno della propria abitazione.

L’ordinanza di custodia è stata notificata a Bruno Gagliardi presso il carcere di Terni, mentre il fratello Alfredo è stato rintracciato nella sua abitazione.

GENNARO PULICE RACCONTA LA SUA VITA CRIMINALE AI MAGISTRATI

Il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice ha raccontato ai magistrati della Dda di Catanzaro la sua vita criminale."I Cannizzaro volevano eliminare tutti i componenti della famiglia Torcasio. – Ha svelato Pulice - La famiglia Torcasio doveva essere eliminata poiché ritenuta responsabile dell'omicidio di Peppe Cannizzaro. Vincenzo Torcasio - ha dichiarato - non era negli obiettivi da attaccare, negli obiettivi da eliminare".

Anche quest'omicidio rientrerebbe, stando alle parole del pentito, nella strategia messa in atto dalle cosche federate Iannazzo-Cannizzaro-Da Ponte. Una seconda linea che però dopo la morte del boss Antonio Torcasio "cominciava comunque ad essere un pericolo". Da qui la decisione di ucciderlo. È proprio Pulice a fare da killer, dopo un primo colpo, racconta, "ho visto che lui è riuscito a girarsi e a scappare, quindi io ho scavalcato il muro e gli sono corso dietro. Preciso che io sono una persona molto veloce. Sono una persona che comunque ha sempre fatto ginnastica, sono una persona che ha sempre partecipato a gare agonistiche anche di corsa, quindi, di fatto, la sua preparazione rispetto alla mia era pessima, io l'ho raggiunto, l'ho sparato comunque a una distanza di una ventina di metri e credo di averlo colpito comunque... tutti i colpi sicuramente l'avrò colpito nella parte posteriore del corpo". Pulice un mese dopo essere stato arrestato nell'operazione "Andromeda" ha scelto di collaborare con la giustizia. Una scelta ha dichiarato nel suo primo verbale "dettata essenzialmente dalla volontà di assicurare un futuro migliore ai miei due figli e dalla necessità di metterli a riparo da eventuali azioni lesive nei loro confronti".

"Ho sempre vissuto in un contesto criminale – ha detto il collaboratore di giustizia - in quanto mio padre, che era un imprenditore nel campo della commercializzazione del ferro, fu ucciso il 24 maggio del 1982 a Lamezia Terme quando io avevo solo tre anni e mezzo; fu ucciso accidentalmente, in quanto aveva provocato la morte di un componente della cosca Bellocco nell'ambito di un sinistro stradale". Una vita segnata dalla violenza, così ancora minorenne Pulice viene arrestato per detenzione di parti di arma da fuoco. Inizia da là la sua carriera criminale che lo porterà, dieci anni più tardi, ad avere la dote della "santa". Pulice non è stato solo un killer spietato, lui stesso ha ammesso di aver svolto "attività di riciclaggio per conto di altri soggetti della criminalità organizzata e non solo, attività operata prevalentemente in Svizzera così come ho una società in Slovenia; tali società sono strumentali alla realizzazione delle movimentazione dei capitali estero su estero; inoltre tali società sono spesso strumentali anche alla realizzazione di vere e proprie truffe ai danni degli istituti di credito". Per gli inquirenti Pulice potrebbe essere una chiave per smascherare i clan malavitosi del lametino, poiché è a conoscenza dei collegamenti tra passato e presente della 'ndrangheta.

(Aggiornata alle 17:40)