Imprenditore “aguzzino” sfruttava e minacciava i dipendenti: indagato per estorsione
Dalle otto alle dieci ore di lavoro giornaliere sebbene il contratto, part-time, ne prevedesse solo quattro. E per sole quattro o cinque ore in tutto i dipendenti venivano effettivamente retribuiti. Ma non solo: i lavoratori venivano minacciati se osavano reclamare per i loro diritti, anche ventilando “consistenti” violenze fisiche e materiali.
Con questi presupposti è scattata oggi un’operazione, denominata “Spartaco” e condotta dalla Guardia di Finanza, che ha portato ad indagare un imprenditore lametino per estorsione continuata nei confronti di undici dei suoi dipendenti ma anche al sequestro di denaro che è considerato come lucrato illecitamente dallo stesso datore di lavoro. All’indagato, a seguito del provvedimento, è stato temporaneamente imposto il divieto di esercitare ogni attività di impresa come anche “uffici direttivi di persone giuridiche”.
L’operazione arriva al termine delle investigazioni eseguite dalle fiamme gialle dopo la denuncia di uno dei dipendenti, licenziato perché si sarebbe lamentato col datore di lavoro delle condizioni di sfruttamento a cui era stato sottoposto. Le indagini avrebbero così scoperchiato un vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei lavoratori che, secondo gli investigatori, sarebbe stato “attuato in maniera sistematica” dall’imprenditore.
Almeno dall’agosto del 2015 all’ottobre del 2016, il datore avrebbe così costretto i dipendenti, con l’implicita prospettiva di essere licenziati, ad accettare delle condizioni gravose: in pratica a lavorare per otto-dieci ore al giorno a fronte di un contratto part-time. In un caso, avrebbe anche minacciato in modo piuttosto grave uno dei dipendenti che aveva “osato” reclamare i propri diritti più forte degli altri e che sarebbe stato vittima di ritorsioni attuate “con violenze fisiche e materiali”.
Le indagini, nonostante la ritrosia di quasi tutti i lavoratori nel riferire le loro condizioni, ovviamente per il timore di essere licenziati, avrebbero fatto emergere la reale estensione del fenomeno illecito, risultato tale da consentire all’imprenditore di guadagnarci oltre 56 mila euro. Denaro che oggi, il Gip di Lamezia, su richiesta della Procura della Repubblica, ha sottoposto a sequestro preventivo.