“Dipendenti sfruttati e minacciati”, accusato di estorsione il presidente di Confagricoltura
Un imprenditore che da anni e “sistematicamente” avrebbe sfruttato i propri dipendenti costringendoli a lavorare accettando uno stipendio notevolmente più basso, di almeno un terzo, rispetto a quanto risultasse nelle buste paga, oppure non corrispondente a quello previsto dal contratto collettivo nazionale. Ma non solo, i lavoratori avrebbero dovuto rinunciare anche a ricevere il Tfr, il trattamento di fine rapporto.
Le condizioni sarebbero state queste e per chi si fosse lamentato partiva subito la minaccia del licenziamento immediato. A chi, invece, all’atto della proposta di lavoro avesse pretesto il giusto veniva, invece, rigettata proprio l’assunzione.
Sarebbe dunque questo lo spaccato che verrebbe fuori dall’operazione denominata “Spartaco”, condotta dai finanzieri di Lamezia Terme nei confronti di un noto imprenditore agricolo della città della Piana: si tratta del presidente di Confagricoltura Calabria, Alberto Statti, la cui attività è nel settore vinicolo ed oleario.
Per diversi mesi le fiamme gialle hanno controllato diverse località di campagna del lametino, eseguendo controlli su automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti, riprendendo tutto con le telecamere e contando anche sull’apporto di mezzi aerei del Corpo.
LE INDAGINI, nonostante la ritrosia di quasi tutte le vittime nel riferire le reali condizioni lavorative, per il timore, ovviamente, di essere subito licenziate, hanno portato a verificare la reale estensione del fenomeno, risultato tale da rappresentare - secondo gli inquirenti - "una sostanziale fonte di arricchimento" per l’imprenditore stesso e che gli investigatori hanno quantificato in circa 290 mila euro.
Una somma che per questo è stata sequestrata, su disposizione della magistratura, che ha anche disposto per Statti, temporaneamente, il divieto di esercitare l’attività di impresa e gli uffici direttivi di persone giuridiche e di imprese. Imprenditore a cui viene dunque contestata l’estorsione continuata nei confronti di ben 23 dipendenti.