Cupola segreta della ‘ndrangheta, chiesto il giudizio per Caridi e 82 indagati
Associazione mafiosa, voto di scambio, violazione della legge Anselmi, corruzione, estorsione, truffa, falso ideologico e rivelazione di segreti d'ufficio.
Queste le accuse rivolte al senatore Antonio Caridi (del Gal, Grandi Autonomie e Libertà) e ad altri 82 indagati e per cui la Dda di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio raccogliendo cinque diversi filoni d’inchiesta scaturiti dalle operazioni antimafia denominate "Mammasantissima", "Sistema Reggio", "Fata Morgana", "Reghion" e "Alchimia".
Secondo l’impianto accusatorio gli indagati avrebbero fatto parte di quella che è stata definita la componente “riservata” della 'ndrangheta al vertice dell'intera organizzazione e di cui Caridi sarebbe stato lo “strumento”.
In pratica, e sempre secondo gli inquirenti, sarebbe sussistente l’esistenza di una struttura segreta in grado di dettare le linee strategiche dell’intera organizzazione e di interagire sistematicamente e riservatamente con ambienti politici, istituzionali ed imprenditoriali “per infiltrarli ed asservirli ai propri interessi criminali”.
Oltre al senatore, che si costituì nell’agosto scorso dopo che il Senato ne autorizzò l’arresto, sono coinvolti nell’inchiesta anche l'avvocato Giorgio De Stefano; Paolo Romeo, ex parlamentare; Alberto Sarra, ex sottosegretario della Regione Calabria, e Francesco Chirico, dirigente della Regione.
Le indagini sono state condotte dai Pm della Dda reggina Roberto Di Palma, Giulia Pantano, Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino e Walter Ignazitto.