Presunto terrorista islamico arrestato a Crotone, cercava adepti nel centro Sprar
Un richiedente asilo che avrebbe istigato alcuni ospiti di un Centro Sprar di Crotone, in particolare nel comune di San Nicola dell’Alto, ad aderire all’ISIS e a commettere atti violenti con finalità terroristiche.
Un’attività di proselitismo che veniva svolta fornendo notizie, chiarimenti e materiali sullo Stato Islamico e sui suoi scopi. La ricerca sarebbe stata condotta sui social network. Sono infatti due i profili Facebook riconducibili all’uomo. E sulla bacheca del primo, accessibile a tutti in quanto 'pubblica', è presente un video in cui un Imam inneggia al martirio e alla jihad. Questo video, della durata di un minuto e 49 secondi, condiviso lo scorso 13 gennaio, sarebbe stato visualizzato fino al 17 maggio da 8.419 utenti. Esso riprende "un imam, verosimilmente salafita, con lunga barba e labbro superiore rasato, vestito con gli abiti tradizionali e il copricapo, un taqiyah di colore bianco, intento a esporre un sermone". Sullo sfondo "immagini video riconducibili, senza ombra di dubbio, a combattenti dell'Isis".
Una complessa operazione quella portata a termine dagli agenti della Digos della Questura pitagorica e che ha consentito stamani di trarre in arresto un 29enne iracheno, Hussien Abss Hamyar, accusato, appunto, di associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione a delinquere.
Le indagini, che sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catanzaro, avrebbero appurato che il giovane straniero, ritenuto come una persona violenta e fortemente incline alle attività criminali, avrebbe anche manifestato una certa esaltazione in occasione del recente attentato terroristico di Manchester.
ESPULSO DALLA MOSCHEA, PER L'IMAM ERA PAZZO
Le investigazioni sono partite da una segnalazione della Direzione centrale della polizia di prevenzione. Un'indicazione generica che gli uomini della Digos di Crotone, durante cinque mesi di indagini, hanno sviluppato arrivando così ad individuare il presunto terrorista. L'uomo era ormai così radicale nella sua visione dell'Islam da arrivare a minacciare i suoi coinquilini a San Nicola dell'Alto, dove si trovava da circa sei mesi, o da minacciare di "dover tagliare la gola agli infedeli". Così da essere espulso anche dalla moschea, proprio per il fondamentalismo delle proprie idee. Per l’imam era infatti "pazzo".
L'iracheno era entrato illegalmente in Italia "tramite uno sbarco avvenuto sulle coste baresi" il 9 agosto 2012 ed era stato denunciato "per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato".
E non solo, “risultava positivo ad Eurodac, avendo presentato richiesta di asilo politico in Norvegia nel 2008, in Finlandia nel 2009, in Germania nel giugno 2010 e in Danimarca nel novembre 2010.
All'atto di istruire la pratica per il riconoscimento dell'asilo politico, riferiva di parlare correttamente il 'curdo sourani', di non avere svolto il servizio militare e di aver fatto parte di Hezbollah dal 2005 al 2007, comunicando di essere partito dall'Iraq il primo gennaio 2008 e di essere transitato dalla Turchia e dalla Grecia, prima di giungere in Italia.
“AGLI INFEDELI VA TAGLIATA LA GOLA”
Durante una intercettazione, gli investigatori hanno registrato anche una conversazione nella quale il 29enne, parlando con la sorella, avrebbe raccontato che, nonostante qualcuno gli avesse chiesto di rientrare nel suo paese d'origine per prendere parte alla “Guerra santa”, la sua condivisione ai principi della Jihad, lo avrebbero spinto a rimanere in Italia per “redimere gli infedeli”, affermando espressamente che “a queste persone dovrebbe essere tagliata la gola”.
INQUIRENTI: “ORGANICO AL CALIFFATO”
Gli investigatori stanno anche cercando di risalire ad altri ed eventuali soggetti coinvolti nell’opera di proselitismo, e che al momento sono ignoti. Secondo la Dda l’attività di Hamir sarebbe stata inserita organicamente in quella del “Califfato” e gli inquirenti lo tenevano sotto controllo già da tempo.
L’allarme è scattato proprio subito dopo l’attentato di Manchester, in Inghilterra, che ha provocato 23 morti durante un attacco Kamikaze. Secondo le indagini, il 29enne non solo inneggiava alla Jihad sui social network, ma perseguiva un vero piano di reclutamento di persone, come quelle del centro Sprar a cui avrebbe fornito il materiale e i filmati sul Daesh.
SU FACEBOOK I VIDEO DELLE STRAGI E L’INNO ALLA JIHAD
Ma non solo, lo stesso iracheno avrebbe in più occasioni manifestato apertamente di far parte del sedicente Stato islamico. Sul suo profilo Facebook, spiegano gli investigatori, postava filmati sul Califfato che esaltavano attentati terroristici eseguiti in tutto il mondo e, guardando le immagini, esultava inneggiando alla Jihad.
Andava, poi, in giro con la barba lunga ed il tipico abbigliamento jihadista per creare allarme: durante un viaggio a Roma la Polizia lo avrebbe anche fermato più volte per controllarlo. Un viaggio di cui il 29enne si sarebbe vantato durante una conversazione ambientale: al suo interlocutore avrebbe infatti raccontato che, mentre passeggiava per la Capitale, la sua barba lunga e il fatto che avesse con se una busta in plastica, aveva portato gli agenti a fermarlo per ispezionarlo, e più volte.
E questo sarebbe stato proprio il suo obiettivo: creare tensione in un momento particolare funestato dai ripetuti attacchi terroristici in Europa. Sul suo smartphone, infine, trovati numerosi video riconducibili a Mullah Krekar, considerato l’ideologo dello Stato islamico in Kurdistan.
IL CLIMA DI TERRORE NELLO SPRAR
“L'Isis è buono”, “l'Isis per me è Dio”, “Isis is my lyfe”. Sono le frasi pronunciate in diverse occasioni dal 29enne. Frasi emerse dall'ordinanza di custodia firmata dal Gip del Tribunale di Catanzaro, Assunta Maiore, in cui emergerebbe l’intransigenza dell’indagato nei confronti degli altri ospiti dello Sprar di San Nicola dell'Alto, che avrebbero avuto, secondo Hussien, una condotta di vita non rispettosa dei più integralisti precetti religiosi musulmani.
L’iracheno avrebbe inoltre minacciato un ospite che si sarebbe mostrato sprezzante nei confronti dell’Isis. Si sarebbe infatti recato in cucina dove avrebbe rubato un coltello e, appoggiandolo alla gola di un operatore, avrebbe mostrato all'ospite che cosa gli sarebbe capitato se avesse continuato a denigrare l'organizzazione terroristica musulmana.
Dalle risultanze dell’ordinanza sembra che Hussien avesse instaurato un'atmosfera di terrore, motivata dalle minacce proferite verso gli altri ospiti e dalla continua visione di video di attacchi terroristici che, sovente, avrebbe imposto anche ai suoi inquilini mentre si vantava di appartenere all'Isis, ritenendolo una cosa buona.
(notizia in aggiornamento)