Crotone. Sant’Anna Spa: a giudizio il Cda, contestata la bancarotta
Dovranno presentarsi davanti al Tribunale di Crotone, nell’udienza fissata per il prossimo 13 giugno 2018, gli ex amministratori della società Sant’Anna Spa, ormai fallita e che gestiva l’aeroporto cittadino.
Nei loro confronti il Pm Gaetano Bono ha emesso un decreto di citazione a giudizio per rispondere di una pluralità di reati fallimentari che sarebbero stati commessi in quanto membri del Consiglio di Amministrazione della società che dirigeva lo scalo aeroportuale pitagorico.
In particolare è stato contestato il reato di bancarotta semplice: secondo la tesi degli inquirenti, contravvenendo ai propri doveri di consiglieri di amministrazione, gli otto imputati avrebbero gestito la società aggravandone, “con colpa grave”, viene sottolineato, il dissesto ma anche agendo in maniera antieconomica e “senza alcuna realistica possibilità né di guadagno né quantomeno di pareggio”
Inoltre, anche a fronte di una situazione patrimoniale già ampiamente compromessa ed in mancanza della necessaria ricapitalizzazione, avrebbero comunque stipulato, nel 2013, un contratto con la compagnia Ryanair che prevedeva il pagamento di 16 euro per ogni passeggero in partenza, e una convenzione, ritenuta “antieconomica”, con l’Enav a cui si pagava un corrispettivo di oltre 90 mila euro al mese.
“Una società – spiegano dalla Procura di Crotone - che ha accumulato un passivo di 8,7 milioni euro e che, dunque, era gestita senza il minimo criterio di efficienza economica, omettendo tutte quelle iniziative (apertura di bar, esercizi commerciali o di fornitura di servizi ai viaggiatori, parcheggi a pagamento, ecc.)” che non solo avrebbero assicurato un guadagno diretto ma incrementato anche il valore dello scalo e la sua appetibilità per gli operatori economici e per i viaggiatori.
Il Pm scarica sui sei ex amministratori la responsabilità di aver aggravato il dissesto della società presentando “con grave ritardo - scrive il magistrato - la domanda di ammissione al concordato preventivo (fisato per il 6 giugno del 2014, ndr) sebbene lo stato di crisi della società si protraesse già da oltre due anni”
Inoltre, contesta che con manovra “dilatoria” avrebbero chiesto continue proroghe al giudice delegato fino a giungere a depositare la domanda di concordato solo il 29 dicembre del 2014, “in mancanza di una realistica possibilità di successo” sottolinea la Procura, tanto che l’istanza fu rigettata dal Tribunale che, su istanza del Pubblico Ministero, aveva dichiarato il fallimento della società.