Inchiesta Provvidenza, in 19 rinviati a giudizio
Rinvio a giudizio per i 19 imputati nel procedimento “Provvidenza”, che ha sferrato un duro colpo alla cosca dei Piromalli di Gioia Tauro, una delle più potenti della ‘ndrangheta, egemone nel mandamento tirrenico reggino e con interessi nel Nord Italia come anche all’estero.
Il prossimo 14 marzo inizierà il processo in ordinario davanti al Tribunale di Palmi.
Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione mafiosa, all’intestazione fittizia di beni, al traffico internazionale di stupefacenti e una serie di altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Gli imputati sono oltre una quarantina, 26 dei quali hanno optato per il rito abbreviato (saranno giudicati dal gup di Reggio Calabria).
I rinviati a giudizio sono dunque Giuseppe Piromalli, Antonio Piromalli, Teodoro Mazzaferro (classe ’35), Teodoro Mazzaferro (classe ’75), Girolamo Mazzaferro, Carmelo Bagalà, Vincenzo Bagalà, Giuseppe Barbaro, Nicola Comerci, Francesco Cordì, Teresa Cordì, Rocco Dato, Michele D’Agostino, Amedeo Fumo, Giuseppe Gangemi, Maria Martino, Vittorio Minniti, Gaetano Tomaselli e Giuseppe Antonio Trimboli.
L’inchiesta “Provvidenza” si è concentrata Antonio Piromalli, 45enne figlio del boss “facciazza”, Pino Piromalli, al carcere dura da ben 20 ma che secondo la Dda sarebbe sempre al centro del progetto criminale della cosca. Antonio, secondo gli inquirenti, si sarebbe trasferito a Milano così da far calare l’attenzione sulla cosca da parte dell’antimafia.
Nel capoluogo lombardo avrebbe così costituito la sua nuova base operativa interessandosi a diversi business finanche della grande distribuzione degli Stati uniti, soprattutto nella fornitura in quei mercati di olio di sansa che sarebbe stato spacciato per extravergine d’oliva italiano.
Tra gli altri affari del clan, in particolare del giovane Piromalli, anche l’ortofrutta, l’edilizia, il turismo, i centri commerciali. Affari che non che avrebbe sviluppato non solo nel nostro Paese e negli Usa ma anche in Romania.