Reggio: imprenditore esce dal carcere, va ai domiciliari

Reggio Calabria Cronaca

Il GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, accogliendo l’istanza dei difensori Giovanni Vecchio e Vincenzo Nico D’Ascola, la sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere, con quella degli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore Nicola Comerci.

L’uomo potrà attendere nella sua abitazione, dunque, l’esito del secondo giudizio di Cassazione in merito alla legittimità dell’applicazione della misura cautelare .

Difatti, la Suprema Corte, Quinta Sezione Penale, all’udienza del 19 luglio dello scorso anno, aveva annullato l’Ordinanza del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che confermava l’Ordinanza di custodia cautelare in carcere del GIP distrettuale reggino, emessa nei confronti dell’imprenditore. Il Tribunale del Riesame aveva tuttavia confermato la più grave misura cautelare, avverso cui pende un nuovo ricorso in Cassazione.

Comerci risulta destinatario di un provvedimento restrittivo in carcere adottato nell’ambito della seconda fase dell’operazione antimafia denominata “Provvidenza” contro il clan Piromalli, definito dalla DDA di Reggio Calabria “il più influente dell’intera ‘ndrangheta calabrese”.

Per gli investigatori Comerci avrebbe creato un impero economico nel settore turistico-ricettivo avvalendosi dei capitali e della protezione dei Piromalli, offrendo in cambio ricovero per i latitanti del clan, favorendo investimenti nel settore immobiliari attraverso l’inserimento di ditte di riferimento del sodalizio nelle forniture alberghiere.

Collegamento che sarebbe emerso in modo ancora più palese – sempre secondo gli inquirenti – in occasione del tentato omicidio del figlio Andrea, avvenuto nel giugno 2015 a Parghelia. Un episodio che avrebbe spinto Nicola Comerci a rivolgersi ad esponenti della cosca Piromalli per giungere all’individuazione dell’autore dell’azione delittuosa.

La vicenda processuale si incrocia anche con il parallelo procedimento di prevenzione, attualmente pendente dinanzi al Tribunale di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, nell’ambito del quale nel novembre scorso, allo stesso imprenditore sono stati sequestrati beni per 50 milioni di euro.