Libera Vibo: bonificare l’area della fornace “Tranquilla”
“La morte tremenda di Sacko Soumayla bracciante e sindacalista maliano, getta luce su due grandi ombre del nostro tempo e della nostra terra, che ormai conosciamo da anni, ma che facciamo finta di non vedere fin quando però, del sangue innocente, non ci costringe ad alzare gli occhi verso una realtà dissacrante e tragicamente brutale.
Da un lato il caporalato e la condizione di miseria e schiavitù in cui vivono i migranti nella baraccopoli di San Ferdinando, e dall’altro l’estremizzazione fanatica del senso di proprietà frutto di una sottocultura che fa della violenza e del controllo indiscusso punto di forza, dietro la quale forse, si nasconde dell’altro”. È quanto scrive il coordinamento di Vibo Valentia di Libera.
“La Fornace dicono le indagini, è la discarica più pericolosa d’Europa, in quanto contiene oltre 130mila tonnellate di rifiuti provenienti dalle centrali Enel della Puglia e della Sicilia. Il nome è un ossimoro per quel posto tutt’altro che tranquillo, alla cui storia si lega un’altra morte sospetta, quella di Antonio Romeo di Taurianova, proprietario della fornace in questione. Romeo infatti, fu trovato morto nella sua auto fatta precipitare volutamente dalla strada provinciale per Nicotera, nella zona di Coccorino. Venne ritrovato svestito con la maglia che gli copriva la testa. Un chiaro segnale per punire chi “aveva visto troppo e non doveva vedere”.
“Il processo, nonostante sia iniziato nel 2012 non ha ancora portato ad una sentenza, anzi l’udienza fissata per il prossimo 28 giugno, potrebbe portare ad una prescrizione per i dodici imputati. Nessuno dunque, pagherà per i danni ambientali e di salute che quel traffico di veleni ha creato alla terra e alla gente che la abita. Ci auspichiamo che il sacrificio di Sacko e delle tante persone vittime innocenti, in queste zone, di mali incurabili e della voglia sfrenata di “non uomini” senza scrupoli di fare affari interrando tonnellate e tonnellate di veleni possa trovare delle risposte e gettare i riflettori su quella discarica della morte che non possiamo più far finta di non vedere.
Risposte concrete delle quali devi farsi carico, anzitutto, la politica e le istituzioni a partire dalla necessità impellente di bonificare completamente tutta l’aria per cercare di fermare la guerra dei veleni che è in atto in quei territori e che uccide in silenzio”.