Guido Crainz sulla primavera di Praga: “Momento di rottura, la mia generazione non ha compreso”
Un ’68 forse meno conosciuto e approfondito. Quello della primavera di Praga. Lo ha raccontato al pubblico del festival Leggere&Scrivere 2018 lo storico Guido Crainz, ospite oggi della kermesse letteraria per presentare Il sessantotto sequestrato (Donzelli editore). “È un elemento fortissimo nei pensieri dei cechi, un momento di rottura” ha detto Crainz sulle proteste di piazza a Praga rappresentate dalle immagini in bianco e nero con i manifestanti tra i carri armati dell’Unione Sovietica.
“La mia generazione, il Pci e la sinistra più in generale non ha capito la drammaticità di quella situazione che era evidente. A 50 anni da quegli avvenimenti, Crainz e il giornalista di Rai Cultura Pietro De Gennaro hanno parlato, a palazzo Gagliardi di Vibo, dell’aria di “modernizzazione” che ha caratterizzato le proteste dei cecoslovacchi nei confronti del regime filorusso.
“I ragazzi iniziano ad ascoltare i Beatles e a vestirsi come gli occidentali”, ha detto Crainz. “Nel 1948 il Partito comunista qui prese il 40%, venti anni dopo i cechi si ‘ribellarono contro la propria giovinezza’, come scrisse l’intellettuale Milan Kundera. La primavera di Praga rappresenta, appunto, l’apertura verso la libertà e ed era sostenuta dagli intellettuali”, ha continuato lo storico.
De Gennaro, autore del documentario Praga da una primavera all'altra: 1968-1969, ha proiettato alcune fasi del suo lavoro per aiutare i giovani presenti in sala a comprendere questa fase storica, molto delicata per l’Europa centrale. “La protesta è incarnata da Jan Palach che si brucia in piazza, atto ripetuto da altri ragazzi”, ha commentato De Gennaro. La discussione si è concentrata dopo sulle proteste, sempre in quegli anni, in Polonia e Jugoslavia.
“Anche le democrazie hanno limiti, sono create da uomini. Ma si pensava che il comunismo fosse meglio del capitalismo, che riformarlo fosse revisionismo o che la democrazia rappresentasse il potere borghese. Ma non c’era libertà, solo dittatura” ha sostenuto Crainz.