Uccise il cugino per gelosia, Gaetano Muller condannato a 30 anni

Vibo Valentia Cronaca
Il luogo del delitto, Muller e Lazzaro

Trent’anni di carcere e 250mila euro di multa ciascuno alla madre e al padre della vittima, 100mila euro alla sorella. Questo il verdetto del Tribunale di Vibo Valentia nei confronti di Gaetano Muller, il 19enne di Soriano (LEGGI), accusato di aver ucciso, la sera del 4 marzo dello scorso anno, il cugino 27enne Bruno Lazzaro con una coltellata all’addome (LEGGI), inflitta mentre i due erano in auto in località Savini, nei pressi di Sorianello, entroterra vibonese.

Il processo con rito abbreviato si è celebrato dinnanzi al gup del Tribunale del capoluogo Giulio De Gregorio.

Lo scorso 10 dicembre Muller aveva confessato l’omicidio (LEGGI) nel corso dell’udienza convocata per discutere della richiesta di rito abbreviato avanzata dai suoi difensori, Giuseppe Di Renzo e Vincenzo Galeota.

Al giudice aveva riferito di essere stato lui ad uccidere il cugino al termine di una lite e mentre i due erano in auto in località Savini, dove si erano dati appuntamento per un chiarimento.

Alla base della tragedia, dunque, un movente passionale maturato in ambito familiare. Ciò che i carabinieri avevano subito ipotizzato nelle ore immediatamente successive all’assassinio. D’altronde la prima versione fornita da Muller agli inquirenti non aveva assolutamente convinto.

LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA

Intorno alle 18 di quella sera era arrivata una chiamata dello stesso Muller ai carabinieri di Soriano nella quale aveva riferito che il cugino si era ferito con un pezzo di ferro. Il decesso del giovane sarebbe arrivato da lì a breve (LEGGI).

A quel punto gli investigatori hanno avviato le indagini, ascoltando anche i familiari della vittima. Ma era il racconto di Muller ad apparire in più punti contraddittorio.

Il cerchio si è così stretto intorno al giovane fino ad arrivare alla causa del ferimento. Bruno Lazzaro si era fidanzato con la ragazza con cui Muller aveva interrotto appena due mesi prima una relazione sentimentale.

Scoperta la relazione, il giovane avrebbe chiesto al cugino di andarsi a chiarire “ai Savini” dove sarebbe maturato il grave fatto di sangue.

Nel processo si sono costituiti parti civili i familiari della vittima Giuseppe e Azzurra Lazzaro e la mamma Viola Inzillo, rappresentati dagli avvocati Nazzareno La Tassa e Marcello Scarmato.