Inchiesta “Galassia”: chiesto processo per 24 indagati, udienza a novembre
La Procura Antimafia di Reggio Calabria ha depositato le prime richieste di rinvio a giudizio per 24 indagati nell’ambito dell’inchiesta “Galassia” (QUI), al termine di una parte delle indagini relative ai rapporti tra gaming e cosche mafiose dell’area dello Stretto.
Il Giudice dell’Udienza Preliminare Alessandra Borselli ha già fissato l’udienza per l’8 novembre. Gli accusati - spiega Agipronews - sono sia presunti appartenenti alla ‘ndrangheta reggina, a partire da Domenico Tegano, sia manager e “master” commerciali del settore dei giochi, coinvolti nell’inchiesta che – circa un anno fa – aveva portato all’arresto di 68 persone e al sequestro di beni per un miliardo di euro (QUI).
L’accusa principale è di associazione a delinquere di stampo mafioso, per aver agevolato nel territorio calabrese l’attività dei punti scommessa collegati al bookmaker austriaco “Sks365 Group” e ai marchi delle società maltesi “GVC New Ltd” e “OIA Services”. Sotto accusa i rapporti nella nostra regione con i clan Tegano e Pesce-Bellocco.
Nel caso della Sks365 Group, scrive la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, i fatti sono aggravati in quanto funzionali ad “agevolare le attività della ‘ndrangheta che si infiltrava nelle citate reti commerciali con la possibilità di riciclare e auto-riciclare nei flussi finanziari generati dall’associazione i proventi di attività delittuose, nonché di accumulare diretti ed esclusivi profitti, conseguenti alla messa a disposizione di skin illegali da commercializzare sul territorio, accanto ai brand principali, in cambio del supporto commerciale della ‘ndrangheta”.
Altri indagati sono inseriti nella lista delle richieste di rinvio a giudizio – con lo stesso capo d’accusa: associazione a delinquere di stampo mafioso - per l’attività svolta a vantaggio delle società maltesi di gioco “GVC New Ltd” e “OIA Services”.
Alcuni “master”, sostengono i magistrati, avrebbero assicurato l’espansione del brand in Calabria, coordinando l’attività di intermediazione nella raccolta delle puntate su giochi e scommesse, inserendo nella struttura multilivello a base piramidale esponenti della cosca Tegano e conseguendone la sponsorizzazione sul territorio reggino.
Oltre all’associazione mafiosa, i reati per cui viene richiesto il processo a carico degli indagati sono l’esercizio abusivo di giochi e scommesse, la dichiarazione infedele dei redditi e dell’IVA, la truffa aggravata ai danni dello Stato, il riciclaggio, l’auto-riciclaggio e reimpiego dei proventi di delitto, la concorrenza sleale.
Tra le parti offese - vale a dire i soggetti cui sono stati lesi i “beni giuridici tutelati dallo Stato” – si trovano anche il Ministero dell’Economia, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il superpentito Mario Gennaro.
Secondo i documenti processuali l’ex numero uno di Betuniq avrebbe subito richieste estorsive di denaro e due attentati a base di esplosivi ad altrettanti negozi di scommesse - oltre a minacce di vario genere - e sarebbe stato costretto, infine, a versare 10mila euro al boss Domenico Tegano.