Vigili morti nell’esplosione a Quargnento, svolta nelle indagini: fermato il proprietario della cascina
Svolta nelle indagini sull’esplosione nella cascina abbandonata di Quargnento, in provincia di Alessandria, dove nella notte tra il 4 e il 5 novembre scorso hanno perso la vita tre vigili del fuoco: Marco Triches, Matteo Gastaldo e Antonio Candido, 32enne pompiere originario di Reggio Calabria (QUI).
I carabinieri hanno fermato nella notte il proprietario dell’immobile, Giovanni Vincenti, accusato di omicidio, disastro doloso e lesioni volontarie.
L’uomo è stato ascoltato dagli investigatori e dal procuratore di Alessandria, Enrico Cieri, nel pomeriggio di venerdì: convocato dai militari, dopo un lungo interrogatorio durato circa dieci ore è stato poi sottoposto a fermo.
Dunque, il proprietario della cascina è ritenuto il responsabile dell’esplosione che ha ucciso i tre vigili ma anche causato il ferimento di altri due loro colleghi e di un carabiniere.
IL FERMATO CONFESSA: “L’HO FATTO PER I DEBITI”
Nel corso di una conferenza stampa per illustrare i dettagli del fermo, il procuratore Cieri ha sostenuto che Vincenzi abbia messo in atto il piano per ottenere il premio di un’assicurazione sulla cascina, stipulata nell’agosto di quest’anno.
Lo stesso magistrato ha fatto sapere che l’indagato “ha confessato in maniera esaustiva e piena, dando pieno riscontro agli elementi acquisiti durante la perquisizione”, ma che avrebbe spiegato che nelle sue intenzioni voleva solo danneggiare le cose e dunque non uccidere.
Per Cieri, però è questa una tragedia che poteva essere evitata: quella notte, difatti, ha spiegato ancora il procuratore, “Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato” ma “non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas”
Questo fatto sarebbe avvenuto intorno all’una di notte e pertanto vi sarebbe stata “mezz’ora di tempo per evitare” l’esplosione e dunque la morte dei tre pompieri.
Anche la moglie del proprietario dell’immobile risulta indagata ma a piede libero mentre è sarebbe da chiarire anche la posizione del figlio.
L’ASSICURAZIONE “AMPLIATA” AL FATTO DOLOSO
Come dicevamo Vincenti avrebbe fatto esplodere la cascina per una questione economica. Sia lui che la moglie erano indebitati fortemente e nello scorso mesi agosto l’assicurazione dell’edificio era stata estesa anche al fatto doloso con un massimale di un milione e mezzo di euro.
All’uomo viene ora contestato l’omicidio plurimo perché non ha avvertito i soccorritori sulla presenza all’interno dello stabile delle bombole di gas di cui accennavamo, ma anche il disastro doloso e le lesioni volontarie. Gli inquirenti stanno poi valutando l’aspetto della possibile frode ai danni dell’assicurazione, “perlomeno nella forma tentata” spiega il procuratore “perché il crollo di questo edificio era volto a conseguire il premio di un milione e mezzo dell’assicurazione che era stata stipulata lo scorso agosto anche per fatto doloso altrui”.
IL “BUGIARDINO” DEL TIMER IN CAMERA DA LETTO
Tra le prove decisive in mano agli inquirenti il ritrovamento nella camera da letto dei Vincenti del bugiardino del timer che ha innescato l’esplosione, ovvero le “istruzioni” per attivarlo, e che erano tranquillamente appoggiate su un cassettone della stanza. Quanto alle bombole presenti nella cascina, secondo le dichiarazioni del presunto autore, dovrebbero essere sette, posizionate nei vari locali dell’abitazione ed aperte perché saturassero gli ambienti e provocassero l’esplosione all’1.30 della notte. Finora ne sono state trovate tre.
Il timer era stato settato all’1.30, ma erroneamente un altro timer era stato impostato a mezzanotte. Quindi accidentalmente ci è stata una prima piccola esplosione che ha allertato i vigili del fuoco che poi si sono recati sul posto con i carabinieri.
(aggiornata alle 12:45)