Processo alla locale di Roccabernarda, fioccano oltre 130 anni di carcere
Oltre 130 anni di carcere, oltre al risarcimento per le partici civili, tra cui il Comune (70 mila euro) ed anche la Regione (30 mila euro).
A tanto ammonta il totale delle pene inflitte dal collegio giudicante, presieduto da Abigail Mellace - a latere Anna Cerreta e Odette Eroina - agli imputati nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Trigarium (QUI), blitz della Dda di Catanzaro ed eseguito dai carabinieri di Petilia Policastro, nel crotonese.
E la condanna più pesante arriva oggi proprio per Antonio Santo Bagnato, ritenuto a capo del clan, per il quale la sentenza ha previsto ben 24 anni e mezzo di reclusione contro una richiesta dell’accusa che era di 30 anni.
Le altre pene più consistenti sono state i 18 di anni inflitti a Antonio Marrazzo e, a seguire, i 16 anni e 8 mesi per Antonio Cianflone, i 14 anni e 3 mesi per Maurizio Bilotta; i 12 anni e 6 mesi ciascuno per Giuseppe Bagnato e Michele Marrazzo; ed i 12 per Mario Riccio.
Quanto agli altri indagati, Domenico Iaquinta è stato condannato a 6 anni e 1 mese; Giovanni Iaquinta a 3 anni e 6 mesi; Salvatore Aprigliano a 5 anni; Emanuele Valenti Carcea a 4 anni e 3 mesi; Luigi Piro a 2 anni di reclusione; Domenico Colao e Salvatore Fonte ad 1 anno e 6 mesi ciascuno.
Le accuse erano, a vario titolo, di associazione mafiosa, detenzione e porto illegale di armi, estorsione, ricettazione, danneggiamenti e uccisione di animali. A Giovanni Iaquinta, Piro, Colao e Fonte si contestava invece l’abuso d’ufficio e per i quali è caduta l'aggravante mafiosa.