Corruzione e falso, chiesto il processo per Facciolla. Rinvio a giudizio per altri
Rinvio a giudizio per tutti gli imputati, accusati di corruzione e falso, ma anche di presunti illeciti nell’affidamento alla Stm del noleggio di apparecchiature per intercettazioni.
Così, ieri, il pm di Salerno Luca Masini ha chiesto il processo per Eugenio Facciolla, sotto inchiesta per corruzione in atti d’ufficio insieme all’agente della polizia stradale Vito Tignanelli e a sua moglie Marisa Aquino, e per una presunta falsificazione di atti d’indagini con il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco.
Facciolla per gli inquirenti campani avrebbe assegnato alcuni incarichi per attività intercettive alla “Stm srl”, un’azienda del settore già sotto inchiesta a Napoli per l’affaire Exodus, il software spia commercializzato proprio dalla ditta Tignanelli-Aquino.
Programma che, oltre a violare in modo abusivo i telefoni di centinaia di persone, avrebbe messo a rischio anche i segreti di numerose Procure italiane che lo usavano.
In merito alla vicenda salernitana, e per l’accusa, a fronte degli incarichi ricevuti dalla Procura di Castrovillari, la Stm avrebbe ricambiato la cortesia con un sistema di videosorveglianza impiantato sotto casa del magistrato Facciolla e avrebbe poi messo a sua disposizione una sim card.
L’avvio delle indagini risale al 2018, quando la Procura di Catanzaro ha avviato un’inchiesta sui presunti rapporti tra la ‘ndrangheta e il maresciallo Greco che, da ex collaboratore di Facciolla, è oggi sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.
A seguito degli accertamenti disposti sarebbero emerse delle irregolarità a carico del procuratore del Pollino, come le falsificazioni di atti d’indagini, una delle quali contestate anche a un altro carabiniere, Alessandro Vincenzo Nota.
Per questo l’ufficio di Nicola Gratteri ha inviato tutta la documentazione del caso a Salerno, competente per indagini a carico di magistrati del distretto di Cosenza e Catanzaro.
Da qui l’avvio degli scontri da Gratteri e l’ex procuratore generale della Corte d’Appello, Otello Lupacchini. È stato quest’ultimo a contestare a Gratteri di essersi spogliato in ritardo della competenza sull’inchiesta, continuando così a indagare in modo da lui ritenuto illegittimo.
Tema usato e ripreso dallo stesso Facciolla nel corso della scorsa udienza, quando ha messo in evidenza quelle che secondo lui sarebbero ombre sui criteri di conduzione dell’inchiesta.
Nel corso della sua lunga autodifesa, l’ex procuratore - oggi declassato a giudice civile e trasferito dal Csm a Potenza - si è anche proclamato vittima di “un omicidio professionale”.
Nel corso dell’udienza di ieri, Facciolla ha reso diverse dichiarazioni, così il giudice, per la necessità di fonoregistrare le sue dichiarazioni, ha deciso di rinviare i lavori al 20 luglio.
L’udienza preliminare, invece, si concluderà il 7 settembre, data in cui il giudice campano deciderà in merito al proscioglimento o al rinvio a giudizio degli imputati.