Zona rossa, proteste a Cosenza e Reggio. Rezza: “In Calabria bassi valori di resilienza del sistema”
Due piazze e due proteste in Calabria dove, tanto a Cosenza, quanto a Reggio Calabria centinaia di persone hanno protestato contro l’inserimento della regione nei territori dichiarati “zona rossa”.
Ieri sera a Cosenza i manifestanti, che hanno protestato contro il Dpcm e la gestione della sanità, hanno sfilato in corteo e hanno raggiunto lo svincolo dell’autostrada per poi bloccarlo sia in entrata che in uscita.
Oltre al ritiro del Dpcm, i manifestanti, un migliaio, hanno chiesto un'inversione di tendenza nella gestione della sanità calabrese, e che venga improntata a una maggiore attenzione verso le esigenze dei cittadine e si batta contro gli interessi particolari e corporativi.
A Reggio Calabria invece due diverse manifestazioni si sono incontrate in piazza Italia dove, secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine, erano in 600.
Una manifestazione ha sfilato lungo il corso, l’altra invece si è data appuntamento sotto il palazzo della Prefettura. Anche qui, alla base della protesta c’è stato il commissariamento della sanità calabrese, e quello che i manifestanti hanno definito “cattiva gestione del governo che ha inciso in maniera significativa sull’odierna decisione di chiudere la regione”.
Durante la protesta sono inoltre esplose delle bombe carta e un carabiniere sarebbe stato ferito da un oggetto, forse una pietra, lanciato nella mischia. L’uomo è stato medicato e ha riportato un graffio vicino l’orecchio. I manifestanti si sono dati appuntamento a questa sera per “violare tutti insieme le restrizioni imposte dal governo”.
Protesta, seppure con toni e numeri diversi, anche a Lamezia Terme dove i manifestanti si sono ritrovati nel piazzale antistante la sede del Comune e via Perugini. In piazza lavoratori, imprenditori, baristi e ristoratori tutti accomunati dalle preoccupazioni per le ripercussioni che le nuove restrizioni avranno sul futuro lavorativo e imprenditoriale.
Dopo aver bloccato per qualche minuto la strada, i manifestazioni hanno avuto un colloquio con il sindaco Paolo Mascaro che ha ascoltato le richieste: ritiro del Dpcm, ordinanza per esentare il pagamento della Tari e del suolo pubblico.
Nel frattempo ieri pomeriggio nel corso della consueta conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia e sugli indicatori che hanno portato all’ordinanza del 4 novembre, nella sede del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, ha chiarito le motivazioni che hanno portato il governo a dichiarare la Calabria “zona rossa”.
Ha ribadito che la regione “ha un’incidenza di casi inferiore ma un Rt molto alto”, e per questo è classificata in rischio alto. Ha quindi approfondito i parametri affermando che “l’indice Rt in Calabria è piuttosto elevato (1,84) con un intervallo di incidenza inferiore di 1,56. Questo vuol dire che è certamente oltre 1,5 e ci porta a pensare che c’è un rapido aumento della trasmissione in atto, che potrebbe diventare critica nel prossimo futuro. L’indice Rt stima la tendenza, è un indicatore molto precoce capace di anticipare l’aumento di incidenza dei casi”.
Poi l’accenno alle condizioni delle strutture sanitarie “la Calabria regala menti illustri al mondo della scienza e della medicina ma certamente ha una certa importanza il deficit nelle strutture sanitarie, che bisognerà rafforzare. La percentuale di probabilità di occupazione di terapie intensive e aree mediche è superiore al 50%. Il dato di resilienza del sistema, unitamente all’indice Rt, spiega l’inserimento in zona rossa. Esistono poi un paio di “alert”: la numerosità del personale e l’autovalutazione”.
Per Rezza “la situazione ora non è critica” ma è stato rilevato “un trend che mostra segnali di preoccupazione e criticità di carico sulle strutture ospedaliere piuttosto elevato. Ma senza una massa elevata di casi, la “descalation” può essere rapida. Mi auguro che nel giro di un paio di settimane la Calabria possa rientrare”.