Rinascita Scott. Partito il maxi processo, Gratteri: ‘ndrangheta holding del crimine
La ‘ndrangheta non è non più una mafia “di pastori dedita ai sequestri di persona, ma una holding del crimine per contrastare la quale … ci deve essere la volontà della politica di apportare modifiche al codice penale”.
Così il procuratore capo di Catanzaro ha “battezzato” il maxi processo Rinascita Scott (QUI) al via da stamani a Lamezia Terme e che vede alla sbarra un imponente numero di imputati, ben 325 tra boss, professionisti e politici.
Sfileranno tutti nell’aula bunker appositamente allestita nella zona industriale della città della Piana per un processo che lo stesso Gratteri definisce poi non solo “una pietra del muro contro la mafia” ma importante anche per comprendere l'evoluzione della ‘ndrangheta “che non fa solo estorsioni e usura, ma che tesse rapporti con la pubblica amministrazione, con i cosiddetti colletti bianchi”, ha ribadito il magistrato evidenziando come sia importante anche la mobilitazione spontanea della gente comune “che in questo caso c'è stata. Continuiamo ad essere inondati da denunce”, ha affermato soddisfatto Gratteri.
600 difensori in campo per 438 capi d'accusa
Il maxi processo, dunque - che si apre oggi all’insegna di imponenti misure di sicurezza - vedrà “protagonisti” inoltre circa 600 avvocati che dovranno barcamenarsi nella difesa dei loro assistiti “colpiti”, a vario titolo, da ben 438 capi d’accusa.
I reati contestati vanno difatti dall’associazione mafiosa all’estorsione, dalla detenzione di armi al narcotraffico, alla rapina, usura, ai danneggiamenti, dal concorso esterno all’intestazione fittizia di beni e ai tentati omicidi.
Altri 91 imputati saranno processati il 27 gennaio con il rito abbreviato, mentre un terzo troncone - che riguarda cinque omicidi - si aprirà il 10 febbraio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro.
Quasi un migliaio i testimoni
L’accusa, composta dai Pm Antonio Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso, ha citato 913 testimoni fra investigatori dei Carabinieri, ma anche della Polizia e della Guardia di finanza.
Nel processo deporranno anche cinque testimoni di giustizia, oltre a 58 collaboratori di giustizia appartenenti non solo alla ‘ndrangheta del Vibonese ma anche a quella del resto della Calabria, oltre a collaboratori pugliesi ed appartenenti a Cosa Nostra siciliana come Gaspare Spatuzza, il pentito che si è autoaccusato della strage di via D’Amelio, del rapimento del piccolo Santino Di Matteo e dell’omicidio a Palermo di don Pino Puglisi.
Le parti offese individuate dalla Procura distrettuale sono invece 224, ma meno di 30 quelle che si sono costituite parti civili, tra cui diversi Comuni del Vibonese.
Alla sbarra saranno i clan Mancuso di Limbadi, i Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, i Pugliese di Vibo, i Pardea-Camillò-Macrì di Vibo, gli Accorinti di Zungri, i Bonavota di Sant’Onofrio, i Cracolici di Maierato e Filogaso, i Mazzotta di Pizzo Calabro, i Barbieri di Cessaniti, i Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona e i La Rosa di Tropea.